“CARO” CELENTANO, STAVOLTA TI ASCOLTO SOLO SE MI PAGHI TU

Celentano.jpegMi piacciono le canzoni di Adriano Celentano, ma credo che quest’anno mi perderò le sue esibizioni nelle serate del Festival di Sanremo. A meno che non canti… il che sarebbe come pretendere che Vittorio Sgarbi facesse il critico d’arte, Mara Carfagna la soubrette e Nicole Minetti l’igienista dentale.

Non è una questione di soldi, anche se effettivamente 350mila euro a puntata, e di soldi pubblici, per una mezz’ora di presenza  di questi tempi sono un insulto al buon senso prima ancora che alla miseria (anche se li darà in beneficenza, si vedano i dettagli in fondo all’articolo). Se è per quello erano tanti anche i 250mila euro di Roberto Benigni lo scorso anno, o i supercompensi dei ballerini di Milly Carlucci ma – ripeto – non è quello il punto, anche perché la replica è prevedibile: gli ascoltatori che si mobiliteranno per l’evento, e i relativi proventi pubblicitari, che compenseranno abbondantemente la spesa sostenuta dalla Rai. Per cui, per completezza di informazione, ferrara.jpgandrebbero anche analizzati i compensi (500 euro al minuto) per la trasmissione fantasma di Giuliano Ferrara “Radio Londra”, che non vede nessuno e di cui nessuno parla.

 

BRAVO CANTANTE, PESSIMO PREDICATORE

La questione è, piuttosto, che tanto è piacevole il Celentano che canta, quanto insopportabile il Celentano che predica. Credo che tutti ricordiamo con emozione molte sue canzoni, ma con fastidio e imbarazzo i suoi sermoni pseudo-ecologisti conditi di strizzatine d’occhio e lunghi silenzi che – si scopriva dopo – non erano studiati, ma frutto di banali amnesie. Io ricordo tra l’altro l’irritazione che provocava, fra noi ragazzi di parrocchia ad Asiago, il “voto” che annualmente il Molleggiato faceva pervenire al parroco sul presepio allestito in chiesa, mentre i suoi scagnozzi litigavano con gli “indigeni” in giro per i bar…

MA PERCHÉ TRASFORMIAMO GLI ARTISTI IN GURU?

Insomma, non tutto quello che fa un artista per forza di cose è arte. Spesso la sua vita, anzi, è tutt’altro. E le sue esternazioni.al di fuori del suo campo, valgono esattamente quanto le nostre, anzi, spesso anche meno. Vasco Rossi che inonda Facebook di invettive e confessioni, ad esempio, fa un po’ pena, Beppe Grillo che parla della cittadinanza agli immigrati fa rabbia, e Alba Parietti che sproloquia di qualsiasi cosa nei talk show fa brutta figura.

Ma attenzione, siamo noi spettatori che trasformiamo un cantante, un artista, un guitto qualsiasi, insomma chiunque abbia un po’ di notorietà mediatica, in un guru o in un monumento. A questo punto perché non arruolare Totti come opinionista e fare del Trota (noto comico) un leader politico? J

Io, per parte mia, ho deciso: per sentire Celentano cantare sono disposto a pagare (per la verità l’ho già fatto preventivamente col canone), ma se devo sentirlo predicare, allora mi deve pagare lui.

IL SUO CONTRATTO E IL COMPENSO IN BENEFICENZA

Oggi gli organizzatori del Festival hanno spiegato che il Molleggiato darà il suo compenso in beneficenza: «Se Celentano farà una serata – ha spiegato il direttore artistico Mazzi – percepirà un compenso di 350 mila euro, se ne farà due il cachet sarà di 700 mila euro, se ne farà tre, quattro o tutte e cinque avrà 750 mila euro». Lo stesso artista ha comunicato come intende devolvere il compenso: «Ha contattato sette sindaci – ha aggiunto Mazzi – quello di Verona Tosi, di Milano Pisapia, di Firenze Renzi, di Roma Alemanno, di Napoli De Magistris, di Bari Emiliano e di Cagliari Zedda e ha chiesto loro di segnalargli i nomi di famiglie in condizioni di assoluta povertà. Se percepirà 350 mila – ha detto ancora il direttore artistico – destinerà 100 mila euro ad un ospedale di Emergency e 250 mila a tredici famiglie. Nel caso di 700 mila euro di compenso, 200 mila andranno a due ospedali di Emergency e 500 mila a venticinque famiglie; gli eventuali 50 mila euro in più consentiranno di portare a ventisette il numero delle famiglie aiutate. Celentano – ha concluso – si farà carico di tutte le tasse».

La cosa, personalmente, gli fa onore, ma non cambia la mia valutazione critica sulla impropria “promozione” degli artisti (ma anche degli atleti, degli chef, degli stilisti) a veri e propri maitre a penser del nostro tempo: quando fanno il loro lavoro sono eccelsi, quando commentano l’attualità, la politica, i destini del mondo fanno chiacchiere da bar, e per essere ascoltati dovrebbero pagare loro…

“CARO” CELENTANO, STAVOLTA TI ASCOLTO SOLO SE MI PAGHI TUultima modifica: 2012-01-31T13:20:00+01:00da sergiofrigo
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