Nella nuova fase politica che stiamo vivendo, la soddisfazione di veder finalmente buttata via l’acqua sporca leghista si accompagna all’inquietudine per il “bambino” che è stato gettato con essa: intendo il federalismo, di cui non c’è più traccia nel dibattito politico né, persino, nelle richieste dello stesso Carroccio, troppo preso a cercare di delegittimare il governo Monti e a far dimenticare le proprie strabordanti responsabilità nel baratro in cui siamo precipitati per avere anche il tempo di elaborare una credibile politica o quanto meno di rivendicare le proprie battaglie.
UNA RIFORMA ABORTITA PER COLPA DELLA LEGA
Certo ci sono due cose che bloccano irrimediabilmente il cammino del federalismo, almeno in questa fase politica: primo, in una situazione di crisi dei conti pubblici, come l’attuale, la centralizzazione delle spese consente risparmi ed economie di scala che il decentramento delle fonti di uscita metterebbe a rischio, con conseguenze immaginabili sulla tenuta dei bilanci statali; secondo, la faziosità e la miopia della classe dirigente leghista hanno fatto del federalismo una battaglia di parte, e inevitabilmente con la sua andata all’opposizione anche questa rivendicazione è finita tra parentesi; epilogo tanto più inevitabile considerato che a lungo proprio il Carroccio ha lasciato intendere, quanto meno ai suoi elettori, che federalismo fosse sinonimo di punizione del nord verso il sud e di anticamera alla secessione, in questo modo rendendolo ostico se non improponibile per chi invece continua ad avere a cuore la tenuta dell’unità nazionale.
RESPONSABILIZZARE I CITTADINI E SANZIONARE GLI SPRECONI
Peccato, perché un aspetto almeno della battaglia federalista andava (e a mio parere ancora andrà) difeso e rilanciato: la responsabilizzazione delle classi politiche locali soprattutto nel rapporto fra spesa pubblica e suoi effetti concreti nella vita dei cittadini. Si leggono certi reportage sugli sprechi, ancora oggi, delle caste meridionali (o delle regioni speciali), da far drizzare i capelli, e da rendere insopportabile l’idea che essi non siano in alcun modo sanzionati e che qualcun altro – noi al nord, nella fattispecie – sia chiamato a ripianarne gli effetti deleteri sulla spesa pubblica.
UN’OPZIONE PER IL GOVERNO E UNA BATTAGLIA PER LA SINISTRA
Per evitare ulteriori lacerazioni al tessuto della coesione nazionale, e impedire che la Lega finisca per capitalizzare (un’altra volta!) il malcontento del nord, il governo farebbe bene – tra la fase uno dei tagli e la fase due della crescita – a riprendere in mano i risultati della commissione Antonini sul federalismo fiscale, e a individuare alcune concrete misure attuative, che affidino alle classi dirigenti locali la responsabilità diretta delle loro scelte e alle popolazioni locali il diritto-dovere di sanzionarle.
E la stessa sinistra, per ricandidarsi alla guida del paese alla fine dell’emergenza con le carte in regola e buone chances di farcela, dovrebbe impossessarsi con decisione di questa battaglia, che al nord non tarderà a tornare risulutiva.
PER DOCUMENTARSI
http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/stipendi-deputati-sicilia-giacinto-pipitone-1070978/
stella-calabria-spese-coperte-dagli-omissis_77e6a2ca-3837-11e1-86b7-c754a63c4545.shtml
QUELLE_REGIONI_TROPPO_SPECIALI_co_8_120107024.shtml