E’ da pochi giorni in libreria il nuovo libro di Mauro Corona, “Come sasso nella corrente”, ancora edito da Mondadori, anche se lo scrittore di Erto ha annunciato alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” che il prossimo lo pubblicherà con Feltrinelli, perchè arrabbiato con Mondadori perchè non lo sostiene con covinzione nella sua lunga rincorsa al Premio Campiello.
Corona è così, sincero fino alla spudoratezza, ferocemente autocritico verso il proprio narcisismo, eppure autoindulgente con la sua stessa vanità. Da notare che in questo ultimo romanzo, che lo vede tornare ai toni accoratamente intimistici che aveva avuto nel suo libro più bello, “I fantasmi di pietra”, c’è anche una forte condanna proprio della vanità e della vacuità dei riconoscimenti mondani che non gli sono certo mancati negli ultimi anni. E proprio da questa consapevolezza parte l’annunciata decisione di ritirarsi, fra pochi anni, in una baita deserta, come il suo protagonista: un uomo ricalcato al millimetro dentro le sue stesse disavventure e la sua sciagurata formazione personale, fino al rischio di essere ucciso assieme ai due fratelli, ancora bambini, da una madre disperata per le angherie subite dal marito.
Ecco un brano del volume, e sotto l’intervista che mi ha concesso per il Gazzettino.
«Dopo una certa età si torna onesti. Nulla si ritrova, salvo il dolore» |
|
Dopo i sessanta, lui che pareva di ferro, che recitava la parte dell’uomo di ferro, mollò la maschera. Giorno dopo giorno perse durezza, si lasciò andare, evitò l’autocontrollo gelido, corredato di sarcasmo che aveva sempre ostentato. Stava tornando se stesso, quello del tempo lontano, quando cresceva ai ferri corti con la vita assieme ai fratelli. Allora non vi era nulla da recitare o da fingere. Soprattutto non conveniva. Conveniva schivare i colpi peggiori, mettere assieme tre pasti al giorno e non farsi troppo male. Dopo una certa età si torna onesti. I giorni si disfano veloci. Come i soffioni sui pascoli sono preda del vento, diventano granelli di polvere. Il vento li porta via, li spinge lontano, da qualche parte, non si troveranno più. Nulla di ciò che è passato si ritrova, tranne il dolore. Quello resta presente anche dopo anni. Meglio allora, che il vento porti memorie di giorni buoni, onesti, vissuti al naturale passo del corpo e dell’anima. Ciascuno muore triste, stanco di se stesso, schiacciato dalla paura dell’età, della malattia, oppresso dal dolore di rimorsi e rimpianti. Tutti muoiono male, anche i santi. Tutti vivono male perché hanno qualcosa che pesa dentro, che fa piegare testa e gambe alla resa dei conti. Nemmeno i bambini, nemmeno i giovani si salvano da questa condanna fatta di terra e anima, dolori e paure, delusioni e poche speranze. Bisognerebbe migliorare la qualità della morte, non della vita. *da “Come sasso nella corrente” |
14 risposte a IL NUOVO LIBRO DI MAURO CORONA: “QUANDO MIA MADRE CERCO DI UCCIDERMI E DI SUICIDARSI”: