ECCO QUELLO CHE POTREBBE PORTARCI VIA LA TEMPESTA DELLA CRISI

tempesta.jpgL’impressione è che siamo nel pieno della tempesta. E quando cala il vento è solo per una breve sosta, quasi un riprendere fiato per poi tornare a soffiare ancora più impetuoso.

 

I messaggi che ci arrivano da coloro che prima ci tranquillizzavano, ora sono terrorizzanti: l’Euro vacilla, e con esso l’Europa, siamo sul bordo del baratro, anzi no, stiamo già precipitando…

Impauriti e disorientati ci chiediamo che cosa il vento spazzerà via, e cosa invece riusciremo a salvare. Non sono in bilico solo i nostri risparmi: sono in discussione i posti di lavoro, il livello dei nostri consumi, le pensioni, il welfare, quindi il nostro futuro.

 

I PRECEDENTI: DAL 1929 ALLA CRISI ARGENTINA

Di precedenti a cui riferirsi non ce ne sono molti: troppo lontano il 1929, troppo limitata la crisi argentina, anche se per chi la visse si trattò di un vero e proprio tsunami. La Buenos Aires che io ho potuto visitare un paio di anni dopo il big bang era una città con migliaia di negozi chiusi e milioni di persone (che erano state tecnici, impiegati, ceto medio) per le strade a vendere scatolette di caramelle, stecche di sigarette, a proporsi come lustrascarpe, a chiedere la carità o addirittura a cercare avanzi di cibo nei cassonetti dell’immondizia.

Il buon senso ci dice che la nostra società è troppo ricca, troppo articolata, troppo innervata di relazioni economiche e politiche col resto del mondo, per finire così. Ma neppure gli argentini, prima, pensavano di poter finire così.

MA IN GIOCO CI SONO ANCHE LA DEMOCRAZIA E LA CONVIVENZA

Purtroppo però bisogna porsi anche altre domande, su ciò che questo vento impetuoso potrebbe portarci via. È pensabile infatti che rimangano invariate le tradizionali forme della rappresentanza degli interessi, della politica, o della stessa convivenza civile, se intorno tutto precipita? La democrazia, ad esempio, si sta rivelando indubbiamente poco adatta ad affrontare la crisi nelle sue manifestazioni più turbolente: ha bisogno di troppo tempo per costruire il consenso attorno a delle contromisure che dovrebbero invece essere decise e immediate. Non solo: deve tener conto di troppe variabili, di troppe esigenze, dei bisogni contraddittori di troppi gruppi sociali, per fare davvero le cose che chiedono i mercati. Per fortuna, ovviamente, perché non è compito primario della democrazia assicurare la redditività degli investimenti: ma le tensioni per ridurne gli spazi e per piegarla ai fini della finanza non sono mai state evidenti come in questo periodo.

COME TUTELARE L’ESSENZA DELLA CIVILIZZAZIONE OCCIDENTALE

E dunque, il punto è come fare per assicurare che anche nel prossimo, drammatico futuro saranno garantiti i diritti dei più deboli, la loro sicurezza, livelli adeguati di rispetto e di benessere per tutti, la pace e la pari dignità fra le nazioni, cioè le condizioni che hanno costituito (ma attenzione, solo negli ultimi decenni) l’essenza della nostra civiltà, addirittura il punto di massima evoluzione della storia occidentale.

Prima ancora di chiederci che fine faranno i nostri risparmi, insomma, dovremmo provare a porci anche queste domande, e a interrogarci sui sacrifici che saremmo disposti ad affrontare per tenerci stretto tutto questo.

ECCO QUELLO CHE POTREBBE PORTARCI VIA LA TEMPESTA DELLA CRISIultima modifica: 2011-11-26T20:35:11+01:00da sergiofrigo
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