NAPOLITANO E LA CITTADINANZA AI FIGLI DEGLI IMMIGRATI: IN LEGA E PDL UN RIFLESSO DI SCHIAVISMO

Napolitano, immigrati, bambini, ragazzi, cittadinanza, voto, Lega, Pdl, Monti, integrazioneUn plauso vivissimo al Presidente Napolitano, che riesce a interpretare ancora una volta (anche a costo di mettere in gioco un po’ della sua vasta popolarità) gli umori degli italiani sulla questione della cittadinanza per i diciottenni figli di immigrati, nati in Italia.

Di fronte al fuoco di sbarramento già alzato dalla Lega e dai falchi del Pdl (La Russa, Gasparri, Cicchitto) bisognerebbe chiedersi – e soprattutto chiedere loro – a quali soluzioni pensano per un ragazzo nato in Italia, con amici, abitudini, lingua, valori italiani, che magari abbia avuto la sventura di andare per un paio di mesi a trovare i nonni nel paese d’origine dei genitori: perché questo basta, attualmente, per mettere in discussione il suo diritto di chiedere che graziosamente gli venga concessa la cittadinanza (si veda sotto la scheda sull’attuale farraginosa e contraddittoria normativa e come invece funziona all’estero).

IL CENTRO DESTRA VORREBBE FARNE DEI CITTADINI SENZA ALCUN DIRITTO

Pensano, i leghisti, i Gasparri, i La Russa, che sia possibile strappare questo ragazzo alle sue amicizie e ai suoi sogni e spedirlo in un paese straniero in cui non ha mai vissuto? Oppure, meglio, che si possa tenere per 10, 15 anni a bagno maria in Italia, senza alcun diritto? Non puzza un po’ di schiavismo, tutto questo?

Si ricordino – quelli di loro che si lavano continuamente la bocca con i richiami al Vangelo – che appena due giorni fa dall’Africa il Papa ha detto che “saremo giudicati per come trattiamo gli stranieri”.

ABBANDONARE L’IDEOLOGIA, SCEGLIERE IL NOSTRO INTERESSE

Senza contare un aspetto che Napolitano ha solo accennato, ma che è chiaro a tutti i demografi e gli economisti che non siano accecati, come la Lega & c., dal pregiudizio ideologico: gli immigrati ci servono, senza di loro il Paese, le sue fabbriche, i suoi ospizi, la sua previdenza, andrebbe al collasso.

Ricordo che le associazioni attive nel settore stanno promuovendo una campagna di sensibilizzazione per la concessione dei diritti fondamentali anche ai cittadini di origine straniera.

http://www.repubblica.it/politica/2011/11/22/news/immigrati_nati_in_italia_scheda-25401620/

Ed ecco, dal Gazzettino, quello che succede all’estero:

COME FUNZIONA NEGLI ALTRI PAESI
Germania: bastano otto anni
I nati in Francia, tutti francesi
Il diritto del sangue è diffuso in Europa ma con norme spesso più morbide delle nostre
Quello del luogo lo si trova invece negli Stati di forte immigrazione come Usa o Brasile

Mercoledì 23 Novembre 2011,
Le procedure e le condizioni per l’acquisizione della cittadinanza sono diverse nei Paesi dell’Unione europea. Lo ius soli fa riferimento alla nascita sul suolo, sul territorio dello Stato, e si contrappone allo ius sanguinis, imperniato invece sull’elemento della discendenza o della filiazione. La maggior parte degli Stati europei adotta lo ius sanguinis, seppur con norme spesso più morbide di quelle vigenti in Italia, con la rilevante eccezione della Francia, dove vige lo ius soli fin dal 1515.
      In modo simile all’Italia, anche in Danimarca, Grecia e Austria è difficoltoso diventare cittadino per chi è nato nel territorio del Paese da genitori stranieri. In Francia, che vanta una tradizione centenaria sul fronte opposto, vige addirittura il doppio ius soli, che facilita l’ottenimento della cittadinanza per chi nasce sul territorio nazionale da stranieri a loro volta nati sullo stesso territorio. 
      In Germania vige lo ius sanguinis, ma esistono facilitazioni per chi nasce sul suolo nazionale da stranieri residenti: è sufficiente che uno dei due genitori viva legalmente in territorio tedesco ed abbia vissuto lì per almeno 8 anni per concedere al figlio il diritto alla cittadinanza al momento della nascita. Anche in Irlanda, Belgio, Portogallo e Spagna vige lo ius sanguinis, ma le norme sono più morbide rispetto a quelle italiane. In Irlanda, ad esempio, i nati nel Paese da genitori stranieri possono ottenere la cittadinanza se uno dei genitori ha un permesso di residenza permanente o ha risieduto regolarmente nel Paese per almeno tre anni prima della nascita del figlio.
      L’adozione dell’una o dell’altra opzione ha rilevanti conseguenze sui movimenti migratori. Infatti, lo ius soli determina l’allargamento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul territorio dello stato: ciò spiega perché sia stato adottato da Paesi (Stati Uniti, Argentina, Brasile, Canada ecc.) con una forte immigrazione e, al contempo, con un territorio in grado di ospitare una popolazione maggiore di quella residente.
      Al contrario, lo ius sanguinis tutela i diritti dei discendenti degli emigrati, ed è dunque spesso adottato dai paesi interessati da una forte emigrazione, anche storica (Armenia, Irlanda, Italia, Israele), o da ridelimitazioni dei confini (Bulgaria, Croazia, Finlandia, Germania, Serbia, Turchia, Ucraina, ecc.). 
     
NAPOLITANO E LA CITTADINANZA AI FIGLI DEGLI IMMIGRATI: IN LEGA E PDL UN RIFLESSO DI SCHIAVISMOultima modifica: 2011-11-23T03:09:00+01:00da sergiofrigo
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