LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI E LA FIGURACCIA DI BRUNETTA

Brunetta.jpegLa vendetta è un piatto che va consumato freddo, si dice. Stavolta invece è ancora tiepido, ma è buono lo stesso. La pagina del Gazzettino che allego sotto, con l’intervista di Alvise Fontanella a Renato Brunetta, me l’ero messa da parte martedì mattina, dopo aver trangugiato un po’ di bile: “Fino a Natale il governo resta”, diceva, poi “o si rinforza la maggioranza o andiamo alle elezioni e vinciamo”.

Sono passati quattro giorni, e il governo Berlusconi non c’è più. Non so se Monti ce la farà a mettere in piedi un nuovo esecutivo, dribblando le mine che gli ha predisposto lungo il percorso il Pdl, ma le dimissioni di Berlusconi, intanto, sono un fatto assodato. E Brunetta – che non è più ministro – si è rivelato, una volta di più, il professorino che non capisce in quale mondo vive, sottovaluta gli avversari e non conosce i rapporti di forza e i punti di rottura delle situazioni.

Non che fosse peregrino, il suo ragionamento: svelava con la solita protervia e una disarmante temerarietà il retro-pensiero con cui Berlusconi se n’era andato dal Quirinale, lunedì sera. Non avevano fatto i conti, il Cavaliere e il suo presuntuoso ministro (e nemmeno io, lo confesso, ma io non mi sono mai sognato di candidarmi al premio Nobel per l’economia, come ha fatto Brunetta) con la tempesta che si stava preparando martedì, con il clamoroso innalzamento dello spread e il pollice verso dei mercati; nè nessuno di loro aveva messo nel conto il vigoroso e persino irrituale interventismo di Napolitano, che raccoglieva i segnali e li rimandava a Berlusconi con un imperioso ultimatum.

Il resto è storia recente, con la maggioranza che invece di rinsaldarsi sta andando in pezzi, e la rottura del Pdl scongiurata per un pelo.

Ora la patata bollente è nelle mani di Monti, ma di lui parlerò domani. Stasera godiamoci la gioia per l’addio di Berlusconi, e del suo ministro più inutilmente scoppiettante.

(segue il testo dell’intervista)

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Mercoledì 9 Novembre 2011,

Ministro Brunetta, dunque Berlusconi si dimette.

      «Si dimetterà una volta approvato il provvedimento che realizza gli impegni presi con l’Europa. Una soluzione geniale, generosa e lungimirante, che rassicura i mercati e l’Europa e mette all’angolo l’opposizione.

      Alla Camera la maggioranza si ferma a 308, i non votanti sono 321, Bersani intima le dimissioni al premier, lui prende atto che non ha più i numeri, e lei dice che ad essere all’angolo è l’opposizione?

      «Bersani alla Camera ha fatto l’ennesimo gioco di prestigio annettendosi i voti degli assenti. In realtà l’opposizione è sempre minoranza, ed è d’accordo solo sul cacciare Berlusconi ma non su un programma di governo. Spero che si apra al più presto una campagna elettorale chiarificatrice, in cui io dirò che il mio programma è l’agenda europea, e Bersani cosa dirà? Due terzi del Pd, Vendola, Di Pietro, sono contrari a quell’agenda. Per sostituire Berlusconi, ci vuole altro che i voti fantasma degli assenti. Ci vuole un accordo, che l’opposizione non ha. E non ha neanche i numeri: se si fosse contata senza trucchi, senza contare gli assenti per malattia o altro, si sarebbe fermata a 301. E il governo, senza quelle assenze, sarebbe a 311. 

      I voti sul tabellone sono stati 308.

      «Non nego che la maggioranza abbia subìto una contrazione. Per questo la mossa di Berlusconi è geniale. Dà un grande segnale ai mercati, di responsabilità e di coerenza. Ma mette anche all’angolo l’opposizione, la quale perde ogni potere di strumentalizzazione della crisi, perchè a questo punto o dice di sì alla legge di stabilità oppure è un’opposizione sfascista. In questo mese che manca di qui a Natale, se i mercati migliorano, è merito nostro, delle nostre misure. E se i mercati continuano a peggiorare, allora vuol dire che il problema non era Berlusconi».

      E quindi?

      «Quindi alla fine di questa duplice opzione, secondo me la maggioranza sarà ricompattata e avrà anche recuperato pezzi, perché la generosa mossa di Berlusconi va incontro a molte delle preoccupazioni avanzate dai malpancisti, che secondo me sono in gran parte in buona fede. E se la maggioranza si ricompatta, sarà ben difficile proporre papocchi, governicchi e inciuci. O riprende questa maggioranza, e vediamo con quale premier, o si va alle elezioni».

      Berlusconi ha detto: elezioni e basta. Niente nuovo governo e men che meno un altro premier.

      «Berlusconi ha creato una situazione win-win: comunque vada, abbiamo vinto. Lui incassa le misure che l’Europa vuole, ricompatta la maggioranza. Metti che qualcuno rinsavisca e si riformi un’area maggioritaria stabile…».

      Con i malpancisti, forse. Ma che Fini e Casini tornino all’ovile, è fantapolitica.

      «Se non si riforma una maggioranza solida, andiamo alle elezioni a testa alta e le vinciamo».

      Può darsi. Ma queste dimissioni annunciate hanno tempi lunghi. Troppo lunghi, per l’opposizione e forse anche per il Quirinale.

      «Entro il 18 la legge di stabilità viene approvata al Senato. Alla Camera può essere approvata tra una e tre settimane e quindi si arriva a dicembre, massimo fine dicembre». 

      E non è troppo? Non si manda ai mercati un ulteriore segnale d’incertezza, un mese ed oltre con un premier dimissionario?

      «Dimissionario? Berlusconi non ha dato le dimissioni è nel pieno dei suoi poteri e il governo pure. Non c’è stato alcun voto di fiducia. Le dimissioni verranno dopo l’approvazione delle legge di stabilità, proprio nella preoccupazione di rassicurare i mercati».

      Però l’opposizione, e si dice anche Napolitano, vogliono sciogliere il nodo più rapidamente.

      «Sarà una decisione veloce, compatibilmente con le regole del Parlamento. Al Senato la legge verrà approvata entro la prossima settimana, poi passa alla Camera. Tra commissione e aula, dipende anche dai gruppi parlamentari, ci si può mettere una settimana, due o tre, e si arriva a Natale. E a quel punto Berlusconi dice: missione compiuta, ho tenuto fede agli impegni presi».

      Dunque, dimissioni a Natale. E poi?

      «Poi si aprirà un percorso che o porta ad un altro governo di chi ha la maggioranza, cioè si forma come dicevo un’area di maggioranza stabile, o si va alle elezioni».

      Ma questa maggioranza stabile, di dove nasce? Da un un patto di larghe intese?

      «No, le larghe intese il Pdl non le vuole. E non si può pensare nemmeno ad un governo fondato su transfughi. L’unica possibilità è che la maggioranza attuale diventi più solida recuperando in questo nuovo clima gente che se n’era andata, e in questo caso si può andare avanti…».

      Con un premier diverso?

      «Questo lo si vedrà. Berlusconi ha detto che dà le dimissioni, non ha detto che non si ricandida più. Metti che metà dei finiani torni indietro…».

      Ancora fantapolitica…

      «Sì, la cosa più probabile è che a missione compiuta si vada dritti alle elezioni, in primavera. E ci si vada per vincerle».

Alvise Fontanella

LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI E LA FIGURACCIA DI BRUNETTAultima modifica: 2011-11-13T03:08:00+01:00da sergiofrigo
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