LA GUERRA DI BERLUSCONI AGLI ITALIANI E I FISCHI A MATTEO RENZI

 Berlunapoleone.jpegL’amore di Berlusconi per se stesso è pari solo al disprezzo che nutre per il resto degli italiani e all’indifferenza per il loro (nostro) triste destino. Come volevasi dimostrare i mercati e in particolare l’andamento degli spread gli stanno votando l’ennesima sfiducia, ma lui imperterrito dichiara di voler rimanere avvinghiato alla sua poltrona.

“IN NOME DI DIO, VATTENE”. “NON ILLUDETEVI, NEL MIO NOME RESTO!”

Dice di non vedere nessuno in grado di prendere il suo posto, in realtà non vuole lasciare campo libero a nessuno perché terrorizzato dal fatto che qualcuno riesca dove lui ha fallito. Dice che vuole rispettare il pronunciamento elettorale degli italiani nel 2008, in realtà si sottrae vigliaccamente alla sfida con il suo successore e con i mercati che, secondo il Financial Times, ridurrebbero immediatamente lo spread di un centinaio di punti nel momento del suo ritiro. E’ la “tassa Berlusconi”, che egli impone a tutti noi con l’avvallo dei suoi fedelissimi.

Preferisce trascinare il paese nell’abisso piuttosto che ammettere il suo fallimento: altro che “amo questo Paese”. E chi continua a sostenerlo in questa follia è più folle o più perverso di lui.


SOLIDARIETA’ A MATTEO RENZI CONTRO I FISCHI

Renzi2.jpgTanto più appare decisiva, ora, l’azione delle opposizioni. Bella e responsabile è apparsa, nella valutazione dello stesso Casini, la manifestazione di sabato del Pd. Bersani dal palco, pure con i suoi limiti di carisma, rappresenta la politica che con molta fatica e qualche incertezza cerca di mettere a punto e di proporre al paese un percorso credibile – di proposte e di alleanze – per superare i nostri guai, dopo che Lui – “In nome di Dio vattene” – avrà dovuto lasciare campo libero.

Che l’esito di tutto questo sia un governo di larghe intese, oppure le elezioni, appare chiaro a tutti meno che al Premier e alla Lega che per farcela ci sarà bisogno dell’apporto di tutti. Lo ha ben capito anche Vendola, con un’intervista molto aperta nei possibili sviluppi da lui concessa al Corriere. Per questo ho trovato particolarmente irritanti i (peraltro pochi) fischi indirizzati a Matteo Renzi; irritanti e anche stupidi, visto che ieri sui giornali (e lo si sapeva) si parlava quasi più di quello che della manifestazione.

Magari il ragazzo rompe un po’, ma pone questioni reali, e intercetta consensi vasti anche fuori dal perimetro del centro-sinistra, pur ribadendo in continuazione che il Pd è casa sua: e qualcuno – in nome di che cosa, tra l’altro? – lo vorrebbe cacciare?

Bersani e Bindi dovrebbero esprimergli solidarietà e invitare gli antipatizzanti semmai a fischiarselo a casa loro, quando appare in tv…

LE DOMANDE A CUI LE OPPOSIZIONI DEVONO RISPONDERE

Quello di cui abbiamo bisogno in questo momento è tutto meno che irrigidirsi sui personalismi e sulla difesa a oltranza delle proprie granitiche certezze e dei propri consolidati interessi. Anche sull’opposizione incombono alcune questioni decisive, che Luca Ricolfi ha elencato nell’articolo che allego, e sulle quali deve partire un confronto aperto, libero e serrato. Altro che Renzi o non Renzi…

Dodici quesiti al governo che verrà (Luca Ricolfi).

Berlusconi potrebbe lasciare, travolto dal precipitare degli eventi. Questa eventualità appare sempre più verosimile, ma nessuno può – al momento – prevedere quali sarebbero le reazioni dei mercati. Può darsi prevalga il sollievo per la rimozione di un ostacolo alle riforme, come può darsi prevalga il timore per la paralisi decisionale che – inevitabilmente – accompagnerà i rituali di una crisi di governo.

Credo che tutte le persone di buon senso, e innanzitutto i risparmiatori, si augurino che non si installi un sentimento di incertezza e di paura, e prevalga invece il sollievo per l’uscita di scena di un uomo che, comunque si giudichino i suoi meriti e demeriti passati, oggi è manifestamente incapace di tenere ferma la barra del timone della nave Italia. Ma da che cosa dipenderà la reazione dei mercati?

Fondamentalmente, da una cosa soltanto: dall’esistenza di un’alternativa credibile al governo Berlusconi. Per alternativa credibile non intendo, necessariamente, un governo capace di recepire e applicare le ricette dell’Europa, ma – prima ancora – un governo dotato di idee chiare e della fermezza necessaria per attuarle. Esattamente quel che, per ora, non si intravede minimamente.

In attesa che questa condizione prenda forma, c’è almeno un esercizio che si può tentare subito: elencare le cose controverse, su cui sarebbe bene che l’esecutivo che verrà avesse idee chiare e distinte. L’elenco che vi propongo non è in alcun modo esaustivo, ma è fatto di punti critici, o rivelatori: saper prendere posizioni chiare su questi punti significa avere un’idea del futuro dell’Italia, tentennare o girare intorno alle questioni significa non essere pronti ad assumere la guida del Paese.

Uno. Il nuovo esecutivo considera intangibili le pensioni di anzianità, o intende intervenire in modo significativo su di esse? E se sì per quanti miliardi di euro nel prossimo anno?
Due. Il nuovo esecutivo intende attuare un piano di dismissioni del patrimonio pubblico più ampio o più leggero di quello (5 miliardi l’anno) previsto dal governo attuale? Se è favorevole alle dismissioni, intende mettere sul mercato solo immobili o anche aziende a controllo pubblico, come Eni, Enel e Finmeccanica?
Tre. Il nuovo esecutivo è contrario o favorevole al disegno di legge Ichino sul mercato del lavoro?
Quattro. Il nuovo esecutivo è favorevole o contrario all’abolizione del valore legale del titolo di studio?
Cinque. Il nuovo esecutivo intende introdurre un’imposta patrimoniale? Se sì, di che tipo? Una tantum o permanente? Su tutto il patrimonio o solo su una componente, ad esempio gli immobili? Di quale entità? E a partire da quale soglia di reddito?
Sei. Se favorevole all’imposta patrimoniale, come intende usare il ricavato? Riduzione del debito, redistribuzione a favore dei ceti deboli, alleggerimento della pressione fiscale sulle imprese?
Sette. In che modo intende, il nuovo esecutivo, reperire i 20 miliardi di maggiori entrate e/o minori spese previsti dalla delega fiscale-assistenziale?
Otto. Come risultato finale dell’attuazione della delega fiscale-assistenziale, il nuovo esecutivo pensa di essere in grado di alleggerire la pressione fiscale sui produttori, con particolare riguardo alle aliquote Ires e Iva?
Nove. Se sì, in quale misura e attraverso quali risorse? E’ previsto un ulteriore aumento dell’Iva?
Dieci. Il nuovo esecutivo intende sottoscrivere l’impegno del precedente governo ad azzerare il deficit nel 2013?
Undici. A giudizio del nuovo esecutivo i tagli di spesa pubblica previsti dal precedente governo, al di là della composizione, sono eccessivi o insufficienti?
Dodici. Se nel corso del 2012 si rendesse necessaria una manovra aggiuntiva pari a 1 punto di Pil (15 miliardi), in quale proporzione il nuovo esecutivo ricorrerebbe a nuove tasse e in quale proporzione a nuovi tagli di spesa?

Naturalmente ci sarebbero anche altre domande, in parte ancora più aride (condoni, liberalizzazioni, infrastrutture, servizi pubblici locali…), in parte più romantiche (energie rinnovabili, Internet, coppie di fatto, costi della politica…). Ma qui non sto discutendo di programmi elettorali, o di parole d’ordine acchiappa-voti. Non sto parlando del software del sistema sociale, ma del suo hardware. Della capacità di una classe dirigente di salvare il proprio paese da un disastro prima economico, poi sociale, e alla fine esistenziale.

Il successo o il fallimento di una simile impresa non dipenderà da belle parole, «scatti di reni», esortazioni e indignazioni varie, ma da gesti molto concreti, che chi ci governerà nei prossimi mesi potrà essere o non essere in grado di compiere. E’ facile prevedere che da domani, con la riapertura dei mercati, i nostri politici ripeteranno come un mantra che sono «preoccupati per il futuro del Paese», e molti di essi – con aria grave e pensosa – ci assicureranno di essere «pronti ad assumersi le proprie responsabilità». Io mi accontenterei di sentire qualche risposta non evasiva alle dodici domande che ho provato a mettere in fila.

Da La Stampa del 06/11/2011.

LA GUERRA DI BERLUSCONI AGLI ITALIANI E I FISCHI A MATTEO RENZIultima modifica: 2011-11-07T14:16:00+01:00da sergiofrigo
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