LE RIVOLTE IN SPAGNA E GRECIA, UNA REAZIONE ALL’IMPOVERIMENTO DELL’EUROPA

Grecia2.jpegCome dobbiamo interpretare i disordini che in questo periodo stanno scuotendo la Grecia e la Spagna, che obiettivi hanno e che risposte potranno avere?

Semplificando al massimo, e sorvolando per un momento sulle specificità dei due eventi, mi sembra che si tratti in sostanza di un fenomeno dalla duplice natura: sono le prime reazioni di massa all’impoverimento che sta investendo buona parte dell’Occidente, che si dibatte ancora nel pieno della crisi, e al tempo stesso di una vera e propria rivolta contro le modalità con cui le classi dirigenti pensano di uscirne, o quanto meno di ridurne l’impatto.

Che ci sia un impoverimento generalizzato in atto, in Europa, è un fatto incontrovertibile, anche se esso non riguarda tutti i paesi (non la Germania, ad esempio): gli effetti devono ancora manifestarsi in pieno, ma riguardano ormai la vita quotidiana, con aumenti dei prezzi e riduzione dei servizi, drastico calo dei consumi, meno opportunità di lavoro, soprattutto per i più giovani. Una ricerca di Ilvo Diamanti ha portato in luce, nei giorni scorsi, che nel nostro paese per la prima volta chi si sente parte dei ceti popolari è diventato la maggioranza nel paese, superando (col 48.3%) chi invece si sente parte del ceto medio (sceso dal 52.7% del 2006 al 42.8 di oggi)

C’E’ CHI VUOLE CONSERVARE IL PROPRIO REGIME DI VITA, E CHI NON SI FIDA DEI POLITICI

Non ho le conoscenze sufficienti per valutare le reazioni messe in atto dai governi di Grecia e Spagna, sulla scorta delle pressioni europee, ma mi sembra evidente che per una fetta consistente delle rispettive popolazioni, in particolare i giovani, si tratta di misure ingiuste e punitive. Ma qui vanno distinte due posizioni diverse, fra gli indignati. Ci sono quelli che nonostante tutto si ostinano a pensare di non dover ridurre il proprio regime di vita (e magari si oppongono al pagamento del debito accumulato nei confronti dell’estero), e gli altri che credono che il piano di austerità sia utilizzato dagli imprenditori e dai politici per il loro ulteriore arricchimento a scapito delle classi sociali più deboli: e che quindi rifiutano di accollarsi la propria parte di sacrifici.

LA MEDICINA AMARA TOCCA A TUTTI

Io credo che sia illusorio pensare di sfuggire alla crisi facendo ingoiare le medicine amare solo agli altri. Ognuno deve fare la propria parte, anche se credo che sia inevitabile chiedere sacrifici maggiori a chi ha accumulato di più in questi anni. Solo che tutto questo deve avvenire rispettando le compatibilità economiche di un sistema produttivo che si confronta da tempo sui mercati globali, dove operano competitor con costi infinitamente inferiori ai nostri.

La difficile scelta a cui ci troviamo di fronte è dunque la seguente: o accettiamo le conseguenze dell’impoverimento, con una drastica riduzione dei consumi e dei servizi; o lo respingiamo e allora accettiamo di lavorare di più (se siamo lavoratori) o di pagare più tasse (se apparteniamo ai ceti benestanti), senza che questo debba incidere però sulla competitività delle imprese.

L’UNICA RICETTA E’ LA COESIONE SOCIALE

E’ come la quadratura del cerchio, insomma, che potrebbe però risultare fattibile a una condizione: che chi governa riesca a innestare nella società più fiducia reciproca fra le diverse categorie di cittadini, fra gli individui e le istituzioni e fra le diverse generazioni (con reali opportunità per i giovani, ad esempio); che sappia costruire insomma intorno a sé una maggiore coesione sociale, in modo tale che ognuno percepisca di essere parte di uno sforzo a cui nessuno può sottrarsi, perché finalizzato alla salvezza collettiva. Un compito che non può essere svolto (per tornare dalle nostre parti) da chi sistematicamente divide il paese in amici e nemici,

LE RIVOLTE IN SPAGNA E GRECIA, UNA REAZIONE ALL’IMPOVERIMENTO DELL’EUROPAultima modifica: 2011-05-30T02:25:00+02:00da sergiofrigo
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