IL “CASO SGARBI”, CARTINA DI TORNASOLE DELL’ITALIANITA’ DETERIORE

SGARBI.JPGConferenza stampa di quattro ore, ieri a Roma, per la presentazione del Padiglione italiano alla prossima Biennale, curato da Vittorio Sgarbi, che a meno di un mese dall’inaugurazione e dopo un tiramolla durato settimane ha finalmente deciso di non dimettersi più.
Esperienza sfiancante ma interessante, più che per i contenuti dell’esposizione (che troverete oggi sui giornali) e per gli scontri furibondi con alcuni giornalisti insofferenti delle sue numerose sexy-divagazioni di stampo senile (è pur sempre un quasi sessantenne), per vedere all’opera il “fenomeno”, e soprattutto registrare come interagiscono con lui i potenti della cultura. Perché Sgarbi è questo: una cartina di tornasole delle attitudini servili della cultura italiana, ma anche uno dei punti di frattura fra i due tronconi in cui oggi è divisa l’Italia: in sostanza o si è contro o si è a favore, senza mediazioni; come si è contro o a favore del suo grande amico e mentore Berlusconi (di cui è un clone scapigliato), oppure – nel secolo scorso – si era contro o a favore di Craxi, contro o a favore di Malaparte, contro o a favore di D’Annunzio. Personaggi destinati a dividere l’opinione pubblica, e proprio per questo campioni nel conquistare e tenere la scena mediatica.

L’ESSENZA DELL’ARCI-ITALIANO

Si tratta naturalmente di individui nati senza il gene dell’under-statement, ma in compenso con un tasso di narcisismo pari solo al loro quoziente di testosterone, naturalmente auto-certificato, nei quali si coagulano spesso i caratteri nazionali dell’“arci-italiano”, fintamente ribelle ma sempre pronto ad autoassolversi e a bazzicare il potere nel nome della propria eccezionalità.
Per le altre loro doti, fanno fede le lodi distribuite a piene mani dagli estimatori, che anche a Roma ieri non sono mancati. Ecco dunque i complimenti a Sgarbi per “la sua poliedrica personalità”, “l’immenso lavoro di ricerca”, “le sue scelte coraggiose, inusuali e titaniche” (dal comunicato di presentazione), arrivando a sostenere (senza un accenno di ironia) che “il suo genio, che tutto il mondo riconosce, e la sua grandiosa visione giustificherebbero una Biennale dedicata solo a lui” (così il Presidente della Fondazione di Roma Emanuele, che ha coordinato i 200 intellettuali che hanno selezionato i 200 artisti che saranno presenti all’Arsenale).
E chi non riconosce questa eccezionalità del personaggio? “Invidiosi, incapaci di riconoscere il valore di chi sa guardare oltre, conservatori legati esclusivamente alla salvaguardia del loro ruolo”. Non parliamo poi di rispetto delle regole, utilizzo trasparente dei soldi pubblici, freno agli inevitabili conflitti di interesse quando si coprono cento cariche contemporaneamente: sono tutte cose che riguardano i mediocri, con cui il superuomo di turno non si degna neppure di confrontarsi.

L’ACQUIESCENZA DEI POTENTI

Impossibile, insomma, valutare di volta in volta, serenamente, la qualità e l’innovazione delle idee prodotte dal genio: che alle volte effettivamente ci sono, come nella scelta di coinvolgere gli intellettuali nella selezione dei campioni della creatività italiana, ma altre volte sono piuttosto rimasticature di scelte e idee altrui, come avviene per tutti noi, e in ogni caso quasi sempre si caratterizzano per la loro irrealizzabilità: ne fa fede il massiccio programma di 21 eventi speciali concepiti per la Biennale, dei quali forse ne andranno in porto tre…
Impressiona però che nel coro degli Sgarbi-entusiasti ci siano i potenti dell’amministrazione pubblica, come la massima dirigente del ministero, Antonia Pasqua Recchia, che il critico aveva accusato di “comportamenti criminali” in occasione della sua bocciatura alla Soprintendenza veneziana, e che ieri alternava complimenti a richiami all’ordine, ammettendo però a parte di “aver provato dispiacere per gli epiteti ricevuti e per le cose sgradevoli dette da Sgarbi sul mio conto, ma sono un funzionario dello Stato, ci sono cose su cui posso transigere”.
Lui, lo Sgarbi furioso, se l’è cavata dicendo di essere un litigante, ma di avere “l’ira corta”. E anche la memoria, probabilmente, visto che se l’è presa con Bice Curiger, curatrice della Biennale “maggiore”, perché ha ottenuto in prestito i tre Tintoretto che saranno esposti nella rassegna (“Uno scandalo spostare un’opera come il “Trafugamento del corpo di San Marco” dall’Accademia all’Arsenale per compiacere la sua vanità”) dimenticando le peripezie da lui stesso inflitte alla Tempesta del Giorgione durante la sua soprintendenza… Oltre a scambiare l’artista padovana Rabarama per un uomo… Ma ai geni queste piccolezze si perdonano…

E DAL 18 MAGGIO SARA’ IN TV. CON MASI, CORONA E LA MINETTI

Coraggio, dal 18 maggio sarà in televisione, in prima serata su Raiuno, a discutere sul bene e il male. Indovinate chi vorrebbe avere con sé, oltre al già arruolato ex dg della Rai Mauro Masi? Fabrizio Corona e Nicole Minetti. Come si dice: Dio li fa… Ma in fondo Vittorio Sgarbi è il Fabrizio Corona dell’arte, e anche della Minetti ha un qualcosa…

IL “CASO SGARBI”, CARTINA DI TORNASOLE DELL’ITALIANITA’ DETERIOREultima modifica: 2011-05-06T13:55:36+02:00da sergiofrigo
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