MARC AUGÈ E LA GRANDE FUGA DALL’AFRICA: “AIUTARLI A CASA LORO, MA DAVVERO”

Augè.jpegRicorderete Marc Augè, l’antropologo dei “non luoghi” (ha studiato la gente nei centri commerciali, in metropolitana etc)? Ebbene, ieri era a Treviso, invitato a parlare sul tema “Noi/altri” dalla Fondazione Benetton. L’ho intervistato – fra l’altro – sulla questione caldissima delle fughe dal Nord Africa e sull’atteggiamento europeo. Lui è un uomo che ha viaggiato molto (“viaggio, studio, invecchio”, dice di sé), iniziando proprio a studiare la realtà africana. Trovo interessante, da parte di uno studioso così sereno e apprezzato ovunque nel mondo, l’idea che i giovani africani rimangano nei rispettivi paesi, a fare ognuno la propria parte per la ripresa: purché sia loro consentito di farla davvero, gli siano fornite delle reali opportunità, e questo chiama in causa i paesi occidentali, che finora dall’Africa hanno solo lucrato, senza lasciare niente in cambio.

 

“NON SAPPIAMO DOVE APPRODERANNO LE RIVOLUZIONI”

immigratiLavoro.jpgAugè innanzitutto non è convinto che l’elemento scatenante della primavera nord africana sia solo la diffusione dei social network. Pensa al contrario che si stia manifestando anche una forma di persistenza della tradizione e della storia locale, elementi culturali e religiosi che non sono stati sradicati dalla modernità. “Certo – dice – i social network possono essere stati una scintilla, ma nulla più”. Augè non è neppure convinto che si andrà in tempi brevi all’occidentalizzazione dell’Africa, con la rimozione di tutte le tradizioni e delle lingue locali, come profetizza qualcuno, se non altro perché ora l’Africa è piena di cinesi, che se la stanno comprando un pezzo alla volta… Ma questo è un altro discorso.

Per tornare alle rivoluzioni che prima ci hanno entusiasmato e adesso ci inquietano, lui dice che è il caso di andarci coi piedi di piombo, perché “nessuno può dire esattamente a cosa porteranno. Se promuoveranno la democrazia, e nuovi diritti individuali per i cittadini, benissimo. Ma l’Occidente dovrà essere pronto a valutare anche forme di democrazia diverse da quelle che siamo abituati a considerare tali, modelli di evoluzione delle istituzioni diversi da quelli che ci aspettiamo”.

“NON SI FANNO LE RIVOLUZIONI PER POI SCAPPARE”

Ora da quei paesi è ripresa una massiccia emigrazione verso l’Italia. Da parte nostra c’è il timore che troppi nuovi arrivati finiscano per stravolgere la nostra identità…

“No, non è possibile. Le nostre sono identità storiche e consolidate, non vengono messe a repentaglio da 20mila immigrati. Certo, è pur sempre anche una questione di numeri: qualcuno parla di centinaia di migliaia di possibili emigranti verso l’Europa, gente che potrebbe approfittare dell’attuale carenza di controlli per andare a cercare fortuna altrove: non ci sarebbe la possibilità di accoglierli tutti: ma questa è semmai una questione economica e politica”.

Cosa dovrebbe fare l’Occidente, che ora teme una sgradita e inaspettata invasione di immigrati?

“L’ideale sarebbe aiutarli a casa loro, per impedire il tipico male africano della fuga dei migliori cervelli. Ma devono essere aiuti reali, da annunciare subito, come misure anti-crisi, o borse di studio per i giovani che accettano di rimanere nel loro paese e di fare la loro parte nella ripresa. Non si fanno le rivoluzioni per poi scappare…”

 

 

MARC AUGÈ E LA GRANDE FUGA DALL’AFRICA: “AIUTARLI A CASA LORO, MA DAVVERO”ultima modifica: 2011-04-12T02:05:00+02:00da sergiofrigo
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