Di chi sono gli alpini? Di sicuro non sono “cosa nostra”. Nostra del nord, intendo. Gli alpini sono del Paese tutto. Per cui la sconfitta di ieri del Governo alla Camera sugli incentivi per gli alpini “padani” è un’ottima notizia.
La proposta del leghista Franco Gidoni da Feltre, era di introdurre dei benefit sulla base dell’appartenenza regionale per agevolare “un più equilibrato reclutamento dei nostri ragazzi nel Corpo degli alpini allo scopo di preservarne, per quanto possibile, il radicamento territoriale”. In altre parole, più soldi per gli alpini provenienti dalle regioni del Nord, visto che attualmente il 70% degli arruolati fra le penne nere proviene dalle regioni a sud del Po. Col risultato di dare a un alpino friulano, per dire, meno soldi che a uno abruzzese, a parità di grado e di incarico. Bello, no?
L’intento del deputato leghista era di evitare, con il forte incremento percentuale di arruolamenti al sud dopo la fine della naja obbligatoria, lo snaturamento del Corpo, avvertito evidentemente dal Carroccio come “cosa nostra” anche se portatore dei valori nazionali. Pura follia, che può partorire solamente una mente che non conosce la storia, e l’enorme apporto che fu richiesto agli alpini e ai soldati del Sud d’Italia nella difesa del Paese, in particolare durante la Grande guerra.
PENNE NERE D’ABRUZZO
Ricordiamo ad esempio che nel 15-18 furono numerosissimi gli alpini abruzzesi inquadrati nel battaglione “Monte Berico” o nel “Feltre”, impegnati sui fronti di Vallorsa, val Posina, S. Lucia di Tolmino (Isonzo), Monte Badenecche (Foza) , Val Granzella, Cesen, ponte Busche, protagonisti di atti di valore e pluripremiati con riconoscimenti militari. E gli alpini abruzzesi sono stati in prima fila negli aiuti prestati, nell’autunno scorso, alle popolazioni venete colpite dall’alluvione.
Nel loro furore secessionista sempre più esplicito alcuni leghisti rimuovono tutto questo, e dimenticano che fu proprio nei combattimenti e nelle lunghe attese nelle trincee, durante la prima guerra mondiale, che migliaia veneti, friulani, abruzzesi, napoletani, sardi, sottoposti alle stesse durissime prove, scoprirono di essere, semplicemente, italiani.
I SOLDATI MERIDIONALI CHE SALVARONO IL VENETO
I sette fanti della Brigata Verona, comandati dal tenente Damaggio, che il 2 luglio del 1916 difesero fino alla morte la Selletta Comando sul Pasubio (ora Selletta Damaggio) erano lo specchio di questa nuova Italia che i leghisti vorrebbero smantellare: sergente Bordignon, vicentino, caporale Urbani, vicentino, caporale Giaccone, palermitano, caporale Andorlini, toscano, soldato Cappa, mantovano, soldato Guion, friulano, soldato Bonnicci, sicarusano.
E poi bisognerà regalare a Gidoni una copia di “Un anno sull’altopiano” del sardo Emilio Lussu, la tragica epopea della Brigata Sassari – composta per la maggior parte da pastori e contadini della Sardegna – che combatté sull’Isonzo, sull’Altopiano di Asiago e sul Piave, impedendo lo sfondamento austriaco nel Veneto e ottenendo due medaglie d’oro per l’eroismo dimostrato: in queste azioni infatti la “Sassari” perse il 13,8% degli effettivi contro il 10,4 della media, marcando 2164 morti e 12858 feriti e dispersi. Per questo sforzo venne insignita di 6 Ordini Militari di Savoia, 9 medaglie d’oro, 405 medaglie d’argento, 551 medaglie di bronzo, oltre a due Medaglie d’oro al valor militare per ognuno dei due reggimenti. Proprio per riconoscere questo contributo di sangue dei sardi i Comuni di Asiago e di Foza e l’Associazione amicizia sarda della Marca Trevigiana hanno stretto gemellaggi e scambiato visite con i Comuni di Armungia, Sinnai e Tempio in Sardegna.
ALPINI MERIDIONALI CADUTI IN AFGHANISTAN
La Lega infine, che in occasione dei funerali dei quattro alpini morti in Afghanistan nell’ottobre scorso si è rifiutata di esporre il tricolore a Belluno, dimentica che dei 35 militari caduti in quel paese, gran parte (22) faceva parte degli Alpini e proveniva dalle regioni del Sud. Tra le regioni più colpite, la Puglia (con sei soldati uccisi), la Sardegna e la Campania (3 vittime a testa).
2 risposte a ALPINI, LA GUERRA SBAGLIATA DELLA LEGA. RIMUOVONO IL CONTRIBUTO DEI SOLDATI MERIDIONALI PER COLPIRE L’UNITA’ DEL PAESE