L’ORRORE DI GHEDDAFI, LE COLPE DEI POLITICI E LE NOSTRE COMPLICITÀ INDIVIDUALI

Gheddafi.jpgHo seguito con orrore le dichiarazioni di Gheddafi che minaccia di infliggere al suo popolo una carneficina, se non smette di ribellarsi. E con imbarazzo le contorsioni della diplomazia europea che non riesce a trovare una posizione unitaria, e con particolare vergogna il gioco al rimpiattino dell’Italia berlusconiana per non infastidire troppo il dittatore. Berlusconi, in questo senso – con i suoi complimenti, i suoi baci, le sue concessioni al plateale e al ridicolo – ha solo colpevolmente oltrepassato un limite che molti altri, in Italia e no, hanno consapevolmente o inconsapevolmente sfiorato, ovviamente per l’interesse nazionale.

Dunque siamo tutti, anche se in misura diversa, un po’ complici del dittatore, se non altro per il fatto di aver svenduto la nostra autonomia di giudizio e la libertà di denunciare l’orrore in cambio di qualche affare, di un po’ di petrolio, del pugno di ferro (a Gheddafi pilatescamente delegato) sulla gestione degli immigrati africani, per evitare che arrivino da noi.

 

IL CONNUBIO PERVERSO FRA PICCOLI EGOISMO QUOTIDIANI E LA DELEGA AL “PRINCIPE”

E mi chiedo, con un certo malessere, se non sia proprio nell’incontro fra le piccole comodità quotidiane di ognuno di noi, le pigrizie e le indifferenze di cui è foderata la nostra vita di ogni giorno, gli insignificanti egoismi di tante brave persone, e la delega in bianco affidata ai nostri leader politici a farsene carico senza disturbare la nostra tranquillità, l’origine di tanti mali del mondo. Certo, un politico che dicesse ai suoi elettori: “abbiamo fatto patti abominevoli con il dittatore libico perché voi non volete troppi immigrati sotto casa, oppure pretendete 25° di caldo nelle vostre abitazioni” avrebbe ben poche chances di essere rieletto… Ma ne avrebbe ancora meno, temo, il politico che rifiutando tali patti abominevoli e le relative, vantaggiose ricadute, costringesse il suo popolo a modificare e ridurre il proprio regime di vita, ad abbassare il termosifone, a lasciare la macchina in garage.

Ne ha scritto bene Antonia Arslan, ne “La strada di Smirne” (Ed. Rizzoli, pag. 32) ricostruendo la genesi della seconda ondata del genocidio armeno: “Qui c’è in verità uno dei nuclei profondi del Male che sta sommergendo la terra. Aleppo è il laboratorio dove si fanno le prove operative del vero scenario, profondo dietro la cortina, dell’abisso dei cuori dove le piccole malignità, i rancori meschini, le maldicenze della gente comune si cementano in desiderio di dominio, si trasformano in bramosia di massacro, e l’odio di razza diventa volontà di sterminio a tutti i costi, sopra e contro ogni ragione”.

Certo, lì si progettava attivamente un genocidio. Qui invece ci si limita ad approfittare – magari inconsapevolmente – delle azioni truci (ma portate avanti da decenni) di un dittatore contro il suo popolo. Ma vorrei tanto che il confine fra i due atteggiamenti fosse un po’ più netto…


L’ORRORE DI GHEDDAFI, LE COLPE DEI POLITICI E LE NOSTRE COMPLICITÀ INDIVIDUALIultima modifica: 2011-02-23T02:57:00+01:00da sergiofrigo
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