PERCHÉ IN TANTI AMANO FELTRI? E DOVE PORTERANNO GLI ATTACCHI DEL GIORNALE?

Feltri3.jpgFeltri come a suo tempo Montanelli? Da alfiere della destra a icona dell’antiberlusconismo? Piano, piano… Anche se – come dimostrano le schermaglie dei giorni scorsi col suo ex delfino Sallusti, che l’ha sostituito alla guida del Giornale – ci vuol poco, di questi tempi, per finire nelle liste di proscrizione del Cavaliere. Basta dire, come ha fatto Feltri nei giorni scorsi a Cortina, che forse forse Berlusconi non è proprio il candidato migliore alla Presidenza della Repubblica (“immaginate cosa potrebbe succedere, escort al Quirinale…”, ha scherzato il giornalista), e che neppure la sua ennesima candidatura, nelle elezioni del 2013, sarebbe il massimo per il Paese. D’altra parte Feltri ha sempre detto che vota Berlusconi “perché non ci sono alternative” (dal suo punto di vista, ovvio).

Il Giornale ci ha marciato su, accomunando l’ex direttore addirittura al presidente Napolitano in un titolone in prima pagina molto critico: ““Napolitano (e Feltri) cambiano bandiera” e in alcuni articoli successivi che hanno fatto le pulci a quelle dichiarazioni.

Tanta animosità si spiega probabilmente col fatto che anche stavolta andandosene dal Giornale Feltri si è portato via qualche migliaio di lettori (“10mila” dice lui; “solo 3000” replica Sallusti), e così per fermare l’emorragia lo stato maggiore del quotidiano di casa Berlusconi cerca di additarlo come traditore.

 

 

 

UN LIBRO-INTERVISTA DA 100MILA COPIE – PARLA L’AUTORE, STEFANO LORENZETTO

vittorioso2.jpgIntanto un libro-intervista a lui dedicato dal suo antico vicedirettore, il veronese Stefano Lorenzetto,FeltriLorenz.jpg dal titolo “Il Vittorioso” (Ed. Marsilio) ha già superaro, in un mese, le cinque edizioni e le 100mila copie. Indice sicuro della sua grande popolarità fra i lettori del centro-destra, nonostante le sue posizioni spesso estreme (anzi, forse proprio grazie a quelle), la conclamata faziosità, le battaglie a volte sguaiate che gli hanno procurato anche una sospensione dall’Ordine dei giornalisti. Ma quali sono le ragioni di questo successo di Feltri, che fanno di lui “il giornalista che ha inventato il gioco delle copie”, come recita il sottotitolo? Lo chiediamo proprio a Lorenzetto, che presenterà il libro assieme al suo intervistato, giovedì alle 18 alla Gran Guardia a Verona.

“Sostanzialmente ha successo perché parla come mangia. In un mondo di giornalisti autoreferenziali, che scrivono solo per farsi capire dai loro colleghi in una miserevole gara a chi sembra più colto e intelligente, lui si rivolge direttamente al lettore e il lettore questo lo percepisce e lo apprezza. È lo stesso successo che ha arriso a Montanelli, a Buzzati e a Biagi, ma anche ad altri giornalisti meno noti come Nutrizio o Simoni: erano amatissimi perché sapevano esprimersi con linguaggio piano e amichevole verso i lettori. E così, in una categoria odiata dalla gente come i giornalisti, lui invece è adorato dal pubblico. A odiarlo visceralmente però sono proprio i colleghi, che non a caso lo hanno costretto al silenzio, con la sospensione irrogata dall’Ordine lombardo per il “caso Boffo””.

LA SOSPENSIONE DI FELTRI DALL’ORDINE DEI GIORNALISTI

Beh, con l’ex direttore di Avvenire Feltri l’ha combinata grossa…

“Io dico che per chi sbaglia deve valere il codice penale. Se scrivo che Frigo è un delinquente e non lo è, Frigo ha il diritto di mandarmi in galera. Ma trovo paradossale che – in una Repubblica che si dice fondata sul lavoro – la sanzione consista nell’impedire a qualcuno di lavorare. Qui c’è anche, poi, la fastidiosa sensazione che si facciano due pesi e due misure. Altri prima di Feltri infatti – come la Cederna, che col suo libro costrinse il presidente Leone a dimettersi, ma che fu condannata per diffamazione dalla magistratura in tutti i gradi di giudizio, o più di recente D’Avanzo di Repubblica – non hanno avuto nessuna sanzione dall’Ordine. E oggi Inge Feltrinelli po’ vantarsi di aver venduto 600mila copie di quel libro, anche se Leone fu riabilitato”.

Tu hai parlato del successo di pubblico. Anche Montanelli, che intervistai per il suo novantesimo compleanno, mi disse che il giornalista deve rispondere al suo pubblico, piuttosto che all’editore. Ma non dovrebbe rispondere prima alla sua coscienza, anche a costo di diventare un po’ meno popolare?

“Se mi chiedi qual è il mio metro, ti rispondo che certo viene prima la coscienza. Non esiste, almeno per me, che per opportunità politica o amicale, si possano scrivere cose di cui doversi vergognare in seguito, con i propri figli”.

DAL GIORNALE A LIBERO E GLI ATTACCHI DI SALLUSTI

Da firma del Giornale e amico di Feltri come hai vissuto le sue dimissioni dal Giornale e il passaggio a Libero, e come vedi le attuali schermaglie con Sallusti?

“Beh, con sorpresa. Pensa al libro, che è appena uscito e ha già la copertina superata. E sono stato anche fortunato, perché doveva uscire a gennaio, abbiamo anticipato solo su mia insistenza: avrei dovuto riscriverne gran parte… Certo quella di Feltri è stata un’uscita un po’ traumatica anche per me, anche se penso che le attuali schermaglie siano state un po’ enfatizzate”.

Non è che Sallusti sta cercando di crocifiggere Feltri a un presunto tradimento di Berlusconi per bloccare l’emorragia di copie dal Giornale a Libero?

“Le frizioni ci sono sempre quando un direttore cambia parrocchia. Ricordo che Giuseppe Brugnoli, quando fu defenestrato dall’Arena, che prese al suo posto Albino Longhi, il suo ultimo giorno fece una locandina che diceva più o meno “Da oggi l’Arena ha un nuovo prestigioso direttore”: fu un vero cazzotto, all’editore e al suo successore. Detto questo, non è un mistero che Feltri sostiene di essere andato a Libero perché non voleva più avere complessi e deferenze nei confronti del premier, lavorando in un’azienda riconducibile alla sua proprietà. E dice da tempo di votare Berlusconi solo perché non ci sono alternative, e che ora vuole essere libero di criticarlo ance in modo aspro. Ovvio che chi continua a lavorare per una testata di proprietà di Berlusconi, non possa dire la stessa cosa, e quindi cerchi di metterne in evidenza le contraddizioni e i ripensamenti, chiedendo a Feltri ad esempio perché, se si sentiva schiavo, non l’ha mai denunciato prima”.

 

 

 

PERCHÉ IN TANTI AMANO FELTRI? E DOVE PORTERANNO GLI ATTACCHI DEL GIORNALE?ultima modifica: 2011-01-12T10:32:00+01:00da sergiofrigo
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