IL “CASO MIRAFIORI” E LE COLPE DELLA POLITICA

Marchionnesolo.jpgImpietosa, la puntata di ieri sera dell’Infedele sul “caso Mirafiori”: Landini.jpgha evidenziato bene le lacerazioni che l’aut aut di Marchionne e l’arroccamento della Fiom – nella beata e beota indifferenza del governo – stanno provocando invece all’interno della sinistra, in particolare nel Pd, che non riesce a pronunciarsi nel merito dell’accordo, limitandosi a dire dei si condizionati o dei no inefficaci, che sconcertano e scontentano coloro che invece possono permettersi, o sono costretti ad avere, posizioni nette sulla vicenda.

 

 

PD, SOFFERENZA E IMPREPARAZIONE

Non mi scandalizzo, confesso di condividere in prima persona il disagio e l’incertezza: siamo in tanti a stare con la Fiom con la pancia ed il cuore, e con la Fim e la Uilm con la testa; siamo in tanti soprattutto a partecipare alla sofferenza degli operai costretti a scegliere fra la dignità e il posto di lavoro: perché quello che è in ballo – accanto a un innegabile appesantimento delle condizioni lavorative, che oggi riguarda un po’ tutto il mondo del lavoro occidentale a fronte della crisi e della globalizzazione – è proprio la possibilità per i lavoratori di continuare ad essere un soggetto politico dotato di capacità elaborativa e potere contrattuale sulle proprie condizioni di vita e di lavoro, di fronte alle brutali esigenze del mercato e della produzione: esigenze di cui Marchionne si fa interprete, sulla scorta del nuovo contesto internazionale in cui deve operare la Fiat. E la drammaticità della cosa, per la sinistra, non sta tanto nel dover scegliere fra diritti e benessere, come un po’ ottimisticamente spiegava in trasmissione Lucia Annunziata, ma tra diritti e sopravvivenza, sopravvivenza dei posti di lavoro e della nostra presenza nazionale nell’auto.

A questo proposito segnalo l’appassionato articolo di Giorgio Galli, nei giorni scorsi su Repubblica.

?p=17908

Non mi scandalizzo per il Pd, dicevo; anche se penso che un soggetto politico che ambisca ad essere forza di governo doveva cogliere per tempo quale era la posta in gioco e arrivare più preparato a questo confronto. Ma la situazione a sinistra è quella che è. Vale anche per i favorevoli al no al referendum: cosa c’è dopo l’eventuale bocciatura dell’accordo? ha chiesto un operaio ieri sera. E il pur bravo Landini non ha saputo rispondere altro che la Fiom il referendum non lo vuole…

IL CENTRO-DESTRA: COLPEVOLE ASSENZA

Mi scandalizza davvero, invece, l’assenza del governo nella vicenda, denunciata a chiare lettere soprattutto dal vice direttore del Corriere Massimo Mucchetti; e più di tutto mi scandalizza l’atteggiamento delle componenti sedicenti riformiste della maggioranza, quelle che un tempo si definivano socialiste e che ora sembrano gratificate del fatto che gli operai siano finiti all’angolo, e che stia prevalendo nelle relazioni industriali una logica tutta ed esclusivamente interna al capitale.

OPERAI TRADITI DAGLI EX SOCIALISTI E DALLA LEGA

sacconi.jpgMi riferisco in particolare al ministro Sacconi, che plaude all’archiviazione dell’accordo del ’93 sulla concertazione, voluto da Ciampi e che ha saputo conciliare per un po’ di anni le esigenze della produzione e quelle del lavoro, e si galvanizza per l’egemonia totale del mercato: è questo il riformismo che Sacconi propone ai moderati del Pd, a Cacciari, Rutelli e compagnia?

http://www.repubblica.it/economia/2011/01/04/news/sacconi_l_accordo_del_1993_morto_ma_i_diritti_non_sono_stati_svenduti-10829014/

Ma mi domando anche cosa ha fatto in proposito la Lega, che da un po’ di anni a questa parte si definisce laburista e si candida a rappresentare le istanze dei lavoratori: ma come, ma quando, se non riesce a capire che in questa vicenda è in gioco la loro dignità e la loro rilevanza come soggetto politico!

 

I GOVERNI CHE (ALL’ESTERO) HANNO FATTO IL LORO MESTIERE

All’estero la politica invece si è fatta valere: quando i lavoratori sono stati chiamati a pagare – e spesso lo sono stati pesantemente nelle condizioni di lavoro e nel trattamento economico – grazie proprio all’intervento dei governi che non hanno abdicato al loro ruolo di indirizzo e regolazione, hanno avuto delle contropartite “politiche” decisive nel controllo delle aziende, come in Germania e negli stessi Stati Uniti.

Questo fa la differenza fra politici che fanno il loro mestiere e politici, come in Italia, che si fanno esclusivamente i loro interessi.

 

 

IL “CASO MIRAFIORI” E LE COLPE DELLA POLITICAultima modifica: 2011-01-11T11:40:00+01:00da sergiofrigo
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in economia, politica, società e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a IL “CASO MIRAFIORI” E LE COLPE DELLA POLITICA

I commenti sono chiusi.