CAPITALE DELLA CULTURA: COINVOLGERE I GIOVANI, ALTRIMENTI SI RESTA AL PALO

La cosa positiva che vedo animarsi, dietro la corsa appena partita per la candidatura di Venezia e del Nordest a capitale europea della cultura, è che è tornata la voglia di esserci, di farsi sentire in positivo, di cooperare e fare squadra, delle diverse aree geografiche e culturali di questa parte del paese. Mi sembra di ritrovare, avendola vissuta in prima persona contagiato dall’entusiasmo di Giorgio Lago, parte della passione che aveva animato nella seconda metà degli anni ’90 l’avventura del Movimento dei sindaci e le prime rivendicazioni del Nordest: con un po’ di scetticismo, ma anche di pragmatismo in più, ovviamente, ma anche la consapevolezza che non si può solo protestare, ma bisogna progettare e proporre, riempiendo di contenuti le proprie rivendicazioni.

È stato questo il senso dell’incontro che ieri pomeriggio al Terminal Passeggeri di Venezia ha aperto ufficialmente il Salone dei beni culturali, che si chiuderà domani, tra dibattiti, premi e gastronomia. Erano presenti (moderati dal sottoscritto) tredici rappresentanti di alcune delle maggiori istituzioni culturali, degli enti locali, dell’imprenditoria di tutto il Nordest, come Giorgio Orsoni (sindaco di Venezia), Andrea Tomat (Industriali del Veneto), Gabriella Belli (Mart di Rovereto), Marco Bernardi (Teatro stabile di Bolzano), Howard Burns (Centro Cisa Palladio), Michelle Campagnolo Bouvier (Società europea di cultura), Maurizio Cecconi (direttore del Salone), Pierfrancesco Ghetti (ex rettore di Ca’ Foscari e assessore comunale), Renato Manzoni (Ert Friuli), Adriano Scarel (Fondazione Aquileia), Claudio Scimone (Solisti Veneti), Raffaele Speranzon (Assessore provinciale di Venezia) e Cristiano Seganfreddo (Fuoribiennale).

 

 

 

L’ASSENZA DEI GIOVANI, UN FRENO ALLA CREATIVITA’

E proprio da quest’ultimo, il più giovane dei relatori, è arrivato proprio nel finale lo scossone più significativo, dopo una serie di interventi in cui ognuno dei relatori ha ben illustrato il possibile apporto della propria istituzione di riferimento alla costruzione della candidatura.

«Non saranno un elenco di beni artistici e monumentali d’eccellenza, né una lista di grandi eventi – ha detto – a farci ottenere la candidatura: lo sappiamo che il nostro hardware è straordinario, ma lo stiamo facendo girare con un sistema operativo vecchio. Questo dunque ci viene richiesto, rivederlo completamente, e questo, con tutto il rispetto, potranno farlo solo i giovani: perché saranno loro a gestire, se andrà in porto la candidatura, le manifestazioni del 2019. Non basta rincorrere la modernità – ha aggiunto chiosando Orsoni – bisogna anticipare la contemporaneità. E bisogna promuovere in tutto il Nordest – nella sua città diffusa che io chiamo “città confusa” – una vera e propria industria della creatività”.

RIPROGETTARE LO SVILUPPO DEL NORDEST

Prima di lui c’erano stati ottimi interventi, che hanno dato il senso della ricchezza dell’eredità culturale accumulata nei secoli in quest’area (Scimone, Burns, Scarel in particolare), ma anche delle sue potenzialità una volta che tali eccellenze saranno messe in rete, valorizzate con l’innesto delle nuove tecnologie, ma soprattutto ricollocate all’interno di un processo che a partire dai valori culturali faccia fare un salto di qualità al nostro stesso territorio, rideterminandone lo sviluppo all’insegna delle relazioni (interne ed esterne), della progettualità e della creatività: su questo hanno puntato gli interventi di Ghetti, Tomat, Belli, Cecconi e Orsoni.

COINVOLGERE LE DISCIPLINE SCIENTIFICHE

Fra le carenze registrate in questo incontro, e anche in quello di Bassano del giorno precedente, c’è invece l’assenza dai tavoli di discussione del mondo universitario, in particolare di quella sua parte che nel Nordest è all’avanguardia sul terreno della scienza e della tecnologia. Una sedia vuota che va prontamente riempita, perché nel superamento della distanza fra discipline umanistiche e scientifiche c’è la chiave di volta per valorizzare quello che siamo stati e per individuare quello che possiamo essere.

E poi lo scarso coinvolgimento dei giovani, segnalato oltre che da Seganfreddo anche dal direttore dello Stabile di Bolzano Bernardi: due questioni decisive nel momento in cui ci si appresta ad istituire la cabina di regia che dovrà portare avanti il lungo processo di avvicinamento alla candidatura. Passa attraverso il superamento di questi gap la capacità di attirare nuove energie nell’impresa e di generare creatività e innovazione, e quindi di risultare vincenti non esclusivamente in questa partita, ma nella progettazione di tutto il nostro futuro, che deve essere il nostro vero obiettivo.

 

CAPITALE DELLA CULTURA: COINVOLGERE I GIOVANI, ALTRIMENTI SI RESTA AL PALOultima modifica: 2010-12-03T11:53:40+01:00da sergiofrigo
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