“TERRORE ROSSO”: PERCHÉ SEMBRA CHE IL TEOREMA CALOGERO SIA STATO SMENTITO. SARÀ MAI POSSIBILE UN CONFRONTO SERENO SU QUESTO TEMA?

calogero.jpegOggi alle 17.30 a Palazzo MoroniNegri.jpeg a Padova si presenta il libro “Terrore rosso – Dall’autonomia al partito armato” (Ed. Laterza) scritto dal giornalista (all’epoca all’Unità) Michele Sartori, dallo storico Carlo Fumian, e con un’interessante intervista di Silvia Giralucci al procuratore Pietro Calogero. In Municipio saranno presenti anche il professor Angelo Ventura, il presidente del Tribunale di Sorveglianza Giovanni Tamburino e l’on. Alessandro Naccarato.

Il libro non l’ho ancora letto tutto, ma due considerazioni mi sento di farle:

 

 

L'”EQUIVOCO” DI NEGRI BRIGATISTA

1 – La prima questione è se il cosiddetto “teorema Calogero” ha retto o meno ai vari passaggi giudiziari, e se è diventato “verità processuale”. Il giudice e i suoi sostenitori dicono di sì, i suoi detrattori continuano a sostenere di no. Il libro assume la posizione di Calogero, ovviamente, e lo fa a partire esclusivamente dalle sentenze passate in giudicato. Ma il punto è: cosa fu, esattamente, il “teorema Calogero”?

“L’istruttoria denominata “7 aprile” prende le mosse da un’ipotesi inedita – scrive Sartori nel prologo – La convergenza al vertice dei due maggiori poli del terrorismo rosso, Brigate Rosse ed Autonomia”. Negli ordini di cattura emessi da Calogero il 6 aprile 1979 ed eseguiti nella notte si accusavano però esplicitamente Negri, Piperno e Scalzone non solo di aver “organizzato e diretto” Potere Operaio e Autonomia, ma anche di aver “organizzato e diretto una associazione denominata Brigate Rosse”. Sono due cose diverse, ed è la stessa lettura delle sentenze a confermarlo. Non solo: lo stesso Calogero, efficacemente intervistato da Silvia Giralucci, ora lo precisa: “Non ho mai detto né pensato che Autonomia Operaia Organizzata e le Brigate Rosse fossero la stessa cosa. Ho cercato di provare che tra queste organizzazioni c’era un’alleanza per un progetto comune, l’insurrezione armata contro lo Stato (…) e che per la realizzazione di questo progetto ciascuna organizzazione agiva con mezzi, forse e tattiche proprie”. E allora perché l’accusa a Negri di aver partecipato all’organizzazione del sequestro Moro? Qui Calogero prende le distanze dal mandato di cattura firmato dall’Ufficio Istruzione del Tribunale di Roma, definendolo “un’indubbia forzatura”.

Una forzatura che, assieme alla formulazione dello stesso ordine di cattura emesso dal suo ufficio però, ha contribuito a connotare tutte le successive istruttorie, e a far leggere in una chiave quantomeno imprecisa gli stessi risultati processuali. Mi spiego: nella vulgata consolidata nell’opinione pubblica di sinistra – anche fra coloro che dopo aver simpatizzato per le formazioni extraparlamentari sono rientrati nell’alveo del Pci e successivamente anche nel Pd o più a destra – si ritiene che il “teorema Calogero” sia stato sconfitto in sede giudiziaria, proprio perché è stata dimostrata infondata la partecipazione di Negri al processo Moro, e il suo ruolo di direzione delle Br. È quindi passata totalmente in secondo piano la lunga serie di condanne emesse nei confronti di Negri e dei vertici di Autonomia per una serie impressionante di reati specifici (rapine, omidici, tentati omicidi, devastazioni, sequestri) in qualche caso come “concorso anomalo”, in altri come “ideatore e mandante”. Sentenze che permettono a Calogero di sostenere che fu confermata la sua ipotesi investigativa imperniata sulla centralità di un partito armato, che comprendeva Br e Autonomia.

In questo senso ha ragione Sartori quando contesta i “reduci di oggi che cercano di convincerci che per un decennio hanno solo “parlato” di rivoluzione, se si vuole nel più puro stile del massimalismo italiano, focoso e ciarliero, ma inconcludente”.

UN CONFRONTO ANCORA NECESSARIO

2 – La seconda questione riguarda il confronto su questi temi a trent’anni di distanza. E anche l’impostazione dell’incontro odierno, che vede di fronte persone che in materia mi pare la pensino sostanzialmente nello stesso modo. Sarà mai possibile vedere riuniti attorno a uno stesso tavolo – a discutere seriamente e serenamente – i protagonisti che allora si diedero battaglia su fronti opposti e che ancora oggi si dividono su questi temi? Non parlo di Calogero e Negri, ci mancherebbe, ma quanto meno i garantisti e i “legalisti”, che magari oggi militano nello stesso partito. Dopo le proposte di “riconciliazione” venute qualche anno fa dall’ambito politico cattolico, un confronto storico e culturale a più ampio raggio servirebbe a costruire una memoria condivisa, ma soprattutto – e questo avrebbe una valenza ancora maggiore per l’attualità – a ragionare superando le ambiguità che ancora permangono, sui diversi approcci tenuti dalla sinistra nelle sue diverse articolazioni – allora ma anche oggi – nei confronti dello Stato, delle sue istituzioni e degli obblighi che da tutto questo derivano.

“TERRORE ROSSO”: PERCHÉ SEMBRA CHE IL TEOREMA CALOGERO SIA STATO SMENTITO. SARÀ MAI POSSIBILE UN CONFRONTO SERENO SU QUESTO TEMA?ultima modifica: 2010-10-22T12:21:00+02:00da sergiofrigo
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