IL “CALVARIO” DEL CENTROSINISTRA: L’ANALISI DI GIARETTA

 Giaretta.jpg                 Sul mio post del 5 ottobre “Da Fisichella alle elezioni…” interviene il senatore Paolo Giaretta (uno dei firmatari del documento dei 75 di Veltroni) con questa interessante analisi sul dopo Dc, sul progetto abortito di Veltroni e sulle prospettive attuali del centrosinistra, di fronte a un centro che si prepara al dopo Berlusconi.

IL RUOLO STORICO DELLA DC

di Paolo Giaretta

E’ certamente valida la riflessione su una Dc caratterizzata da una base elettorale moderata e in parte conservatrice ed un gruppo dirigente più avanzato. Penso che qui stia il merito storico delle DC. Il contesto era caratterizzato da una forte corrente di destra nel paese e dalla presenza del più grande partito comunista dell’occidente. La Dc ha saputo evitare la radicalizzazione, impostando come è stato detto dagli storici un “anticomunismo democratico”, in cui la competizione è avvenuta prevalentemente sul piano delle conquiste sociali. Naturalmente è stato importante che anche il PCI sia pure con ritardi ed incertezze sulle scelte interne ed internazionali abbia comunque tenuto fermo il “patriottismo” costituzionale. Ritardi ed errori non possono modificare questo giudizio di fondo.

IL PROGETTO DI VELTRONI E I SUOI NEMICI

Non condivido invece l’idea che Veltroni abbia contribuito a fuorviarci. Ricordo bene quella campagna elettorale e l’enorme interesse suscitato dall’impostazione, anche tra chi poi non ci ha votato ma ha guardato al PD con rispetto e anche un po’ di invidia: l’idea di puntare alle risorse positive del paese, piuttosto che ingabbiarsi in una sterile contrapposizione a Berlusconi; una iniziativa coraggiosa per semplificare il sistema politico italiano; l’idea che il Paese avesse bisogno di una forte innovazione e che il PD fosse il soggetto capace di realizzarla. Resto convinto che il risultato elettorale, venuto dopo la disastrosa esperienza dell’Unione rissosa ed inconcludente al di là dei meriti di Prodi, sia stato straordinario. Se si fosse proseguito nella realizzazione di quel progetto oggi saremmo pronto a prendere in mano il paese dopo il fallimento di B. Non ce l’abbiamo fatta certo anche per errori e debolezze di Veltroni, ma non posso dimenticare come le resistenze conservatrici di settori degli ex da ed ex margherita hanno impedito che quel disegno si compiesse: ci ricordiamo che fu messa in piedi una associazione alternativa al partito con tanto di tesseramento (Red)una televisione (Red TV) per impedire la nascita della televisione del partito, una astiosa e continua critica pubblica nei confronti della segreteria?

IL BIVIO IN CUI CI TROVIAMO OGGI

Sul da farsi è interessante l’alternativa che ci pone in sostanza Sergio. E’ adatto un sistema bipolare alle preferenze politiche degli italiani? E’ possibile immaginare una divisione del lavoro, con un PD più nettamente competitivo a sinistra ed un centro che si organizza attorno all’UDC ed insieme creare le condizioni per battere la destra. Ipotesi accattivante ma che io ritengo inesistente. Se il PD rinuncia a combattere anche al centro il rischio è che tutta la riorganizzazione del sistema politico inevitabile con il tramonto di Berlusconi (ma non necessariamente del berlusconismo) avvenga al di fuori della sinistra. Ed è un vizio antico della sinistra ritenersi indispensabile anche quando non lo è.

MA IL CENTRO GUARDA A DESTRA

In sostanza in presenza di un grande disgelo del blocco di centrodestra e di una sua riorganizzazione non si vede perché una cosa che nascesse al centro dovrebbe decidere di allearsi con un PD incapace di scegliere con nettezza sui populismi che allignano alla sua sinistra e senza una propria personalità capace di andare oltre una logorata lettura socialdemocratica della società. Penso più probabile che un soggetto di centro (che con le nostre offerte contribuiamo a legittimare e a rendere più credibile!) nella situazione italiana che si sta profilando giocherebbe le sue carte nel campo di un centrodestra liberato da una dominanza berlusconiana, con cui ha in comune un blocco sociale omogeneo ed alcuni valori di riferimento.

OBBLIGATI AL RIFORMISMO

Per questo non abbiamo alternative: sviluppare con più vigore l’idea di un grande partito riformista capace di parlare a tutta la società italiana, con idee e parole d’ordine aggiornate (e anche un gruppo dirigente aggiornato, oltre la stagione di coloro che hanno avuto il merito di far nascere l’Ulivo e la colpa di averlo fatto morire). Solo così poi si avrebbe la forza e la capacità di attrarre alleanze credibili.

Non saremo capaci di far questo? Credo che molti italiani sinceramente riformisti si sentirebbero senza una casa civile in cui ritrovarsi per una buona battaglia politica o anche solo per affidare il voto, e penso che io sarei tra questi.

IL “CALVARIO” DEL CENTROSINISTRA: L’ANALISI DI GIARETTAultima modifica: 2010-10-06T16:45:32+02:00da sergiofrigo
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