SUPERATE LE DIVISIONI FRA PADRONI E LAVORATORI? TROPPO COMODO!

Ormai è un rosario quotidiano: basta con le anacronistiche contrapposizioni fra imprenditori, manager, operai! Siamo tutti lavoratori, ognuno fa la sua parte per vincere nel mercato globale! Il verbo di Marchionne ha sfondato porte aperte in Confindustria, nei giorni scorsi l’ha rilanciato Renzo Rosso inaugurando il nuovo stabilimento della Diesel; il governo ci va a nozze; nel Veneto poi – dove padroni e operai lavorano da sempre fianco a fianco e i secondi spesso e volentieri si trasformano nei primi – lo slogan è pratica quotidiana e consolidata.

Lotta di classe, dunque? Vade retro, invenzione da buttare tra i rifiuti della storia. Bene, sono convinto anch’io che di questi tempi la moderazione salariale e la concertazione siano più che mai indispensabile per restare su un mercato globale che rischia altrimenti di espellerci definitivamente, a fronte della serrata concorrenza dei paesi emergenti, Cina in primis.

Però, però…

E’ in uscita un libro di Gad Lerner (la riedizione di “Operai”, per la precisione, da Feltrinelli) che ci racconta sul serio cosa è accaduto in questi anni nel mercato del lavoro, con un’introduzione che mette sotto osservazione soprattutto le dinamiche salariali, e la ripartizione fra le diverse classi (tocca usare questo termine desueto per capirci) dell’aumento poderoso del Prodotto Interno Lordo realizzato tra il 1983 e il 2005.

Leggete qui.

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Si capisce dunque perché imprenditori e manager siano ora così favorevoli ad accantonare il conflitto di classe: temono di dover cominciare a restituire… Ma come si può chiedere coesione sociale, e condivisione degli obiettivi produttivi (persino un consenso sulle politiche nazionali, da parte del governo) se non si risolve una così macroscopica contraddizione sul versante della redistribuzione dei redditi? Senza contare che salari troppo bassi, come si sa da Ford in poi, sono dannosi per il consumo e quindi per l’economia.

Resta da capire perché gli operai sostanzialmente accettino questo stato di cose, non solo adesso che il ricatto occupazionale è sempre più pesante, ma persino quando l’andamento dell’economia assegnava loro ben altra forza contrattuale. Lerner propone una lettura, nel brano pubblicato. Aspetto di leggere il libro per capire il resto.

A me pare però che si sia imposto in Italia (soprattutto grazie alla vulgata televisiva) il tipico atteggiamento da modello americano, secondo cui “tutti possono diventare presidenti”, oppure arricchirsi, avere successo, realizzarsi, purché ci sia ottimismo, capacità di relazioni, voglia di lavorare. Tutto questo è vero, indubbiamente. Però presidente diventa uno solo, e ricchi piuttosto in pochi, come dimostrano questi dati.

SUPERATE LE DIVISIONI FRA PADRONI E LAVORATORI? TROPPO COMODO!ultima modifica: 2010-09-16T14:17:15+02:00da sergiofrigo
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