AMSTERDAM E LA CRISI DEL COSMOPOLITISMO: DA IAN BURUMA A GAD LERNER

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Ultimi giorni ad Amsterdam, tra giri in battello, lunghe passeggiate, visite ai musei e alla mostra su Vincenzo Scamozzi (a cura del Cisa di Vicenza) in corso a Palazzo Reale (foto a destra),Amster palazzo.jpg per scoprire l’enorme influenza avuta dall’erede “invidioso” di Andrea Palladio sull’architettura olandese (si sono rifatti pure una copia di Villa Verlato a Villaverla). Anche se si rivela una grossa delusione la visita al Museumplein, la spianata che si stende fra i maggiori musi cittadini, progettata da Sevn-Ingvar Andresson e premiata qualche anno fa dalla Fondazione Benetton col Premio Carlo Scarpa per il paesaggio, ora ridotta letteralmente a uno schifo, tra pozze, transenne e palchi per i concerti estivi.

La città rimane affollata e vivacissima, anche se in un’epoca in cui tutto è permesso sembra aver perso il fascino della trasgressione che la caratterizzava nel passato. In compenso è piena di giovani famiglie multietniche, con frotte di bambini, scarrozzati in giro per la città in appositi cassonetti davanti alle immancabili bici. Amster Rijks.jpg

Sullo “stato dell’arte” della convivenza fra le sue diverse etnie, i valori del multiculturalismo che l’hanno sempre caratterizzata e i nuovi rigurgiti xenofobi, ho trovato una bella riflessione scritta un paio di mesi fa dal noto intellettuale Ian Buruma, che allego, anche per i possibili riflessi sulle questioni di casa nostra. 

 

 

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Ma ad accompagnarmi in questo viaggio, e nelle riflessioni su questi temi, è anche l’ultimo libro di Gad Lerner, “Scintille”, finalista al Campiello (Ed. Feltrinelli), che sto leggendo proprio in questi giorni.

 

Nulla a che vedere con queste regioni, ovviamente, visto che parla di Medio Oriente e Galizia, luoghi di origine della sua famiglia e teatro di ben altre tragedie della storia: ma il leit motive del libro è tutto nel confronto fra radici, appartenenze, peculiarità religiose e culturali, che rivendicano la loro immutabilità in contrasto con l’avanzare della modernità cosmopolita e multietnica. Anzi, la frammentazione delle piccole patrie sembra oggi trionfare sul mosaico delle convivenze che nel passato ha tenuto insieme imperi secolari come quello austro-ungarico e turco-ottomano. Oppure arriva a mettere in discussione l’unità nazionale dei diversi paesi in cui si manifesta, dal vicino Belgio, alla Spagna della Catalogna e dei Paese Boschi, alla Slovacchia, alla nostra Italia.

“Quando la storia infrange il mosaico della convivenza – scrive Lerner – ne prorompe il rancore delle vittime impossibilitate a rifarsi una vita. E intorno a loro si propaga l’ignoranza ben oltre i protagonisti del dramma, trasformando il senso comune; scavando un fossato incolmabile di estraneità negli stessi luoghi che per secoli, prima della separazione forzata, erano fioriti solo grazie alla loro capacità di far tesoro della convivenza”.

Anche l’Olanda del Cinque-Seicento è diventata una potenza economica grazie alla tolleranza religiosa, che ha richiamato nel paese artigiani, finanzieri, artisti altrove perseguitati, inaugurando il suo “secolo d’oro” all’insegna del cosmopolitismo.

Oggi non saprei: ma mi sembra di poter dire che il cosmopolitismo è in difficoltà anche qui, come dappertutto, come reazione contro questo strano connubio fra crisi, globalizzazione e migrazioni, che spaventa soprattutto i ceti poveri d’Europa. In questa situazione i ricchi – che dalla mobilità delle persone e delle merci ci guadagnano comunque – possono ignorare, rimuovendoli, i conflitti creati dal confronto fra le differenze di cui sono portatori i nuovi arrivati; gli istruiti continuano ad apprezzare il confronto fra le diversità, che li stimola e li arricchisce culturalmente; ma i poveri (e in genere i ceti poco istruiti) tendono a enfatizzare il loro patrimonio identitario, e a costruire barriere culturali come estrema difesa dalla crisi e dalla concorrenza dei nuovi poveri che arrivano dal sud del mondo.

Il compito più urgente degli intellettuali e della sinistra, in questo periodo e in tutto il continente, mi sembra sia cercare di dare risposte a queste istanze.

 

 

AMSTERDAM E LA CRISI DEL COSMOPOLITISMO: DA IAN BURUMA A GAD LERNERultima modifica: 2010-08-28T00:57:00+02:00da sergiofrigo
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