CATTIVI PENSIERI: IN GIRO PER LA GERMANIA: QUEL CIAO DEI TEDESCHI CHE SEMBRA UN ADDIO

 

germania.jpgAttraversando la Germania notiamo che i tedeschi appaiono rilassati, quasi cordiali. Il balzo del loro Pil nazionale deve averli messi di buon umore. Dicono “ciao, ciao” a noi italiani, ma pare che ci dicano addio. Altro che il “cucù” di benvenuto di Berlusconi alla Merkel, lo scorso anno a Trieste!

Mi vengono in mente prospettive moleste: doppia velocità di sviluppo, doppio euro, uno forte nel Nord Europa, uno debole a Sud, doppia Europa, una pulita e ordinata, con le autostrade gratis e gli automobilisti che rispettano le regole (anche se corrono come delle spie dove non ci sono limiti), splendidi paesini incastonati nel verde (anche se sfioriamo Dachau), e una invece incasinata, depressa e incarognita. E di conseguenza anche doppia (o tripla, o quadrupla) Italia, visto che a tenerci insieme sembra più l’euro che l’amor patrio.

E mi sorprendo a chiedermi se a noi farebbe piacere una ripresa targata Berlusconi.

 

 

 

 

 

 

INDUSTRIE MIMETIZZATE NEL VERDE…

Attraversiamo le aree più sviluppate del Paese, dalla Baviera alla valle del Reno, e dall’autostrada si vedono pochissime industrie: dove le hanno nascoste? Vuoi vedere che si può avere una fortissima industrializzazione senza doversi sorbire anche lo strazio del territorio, come da noi nel Nord, e senza la sfilata interminabile di capannoni da Torino a Venezia, al Friuli? Qui si vedono soprattutto fattorie, boschi e prati e animali al pascolo…

… E PAESINI NASCOSTI NELLE VALLI

C’è una differenza fondamentale con il paesaggio italiano: qui i paesini sono costruiti quasi sempre in fondo alle valli, da noi appena possibile svettano in cima a un colle: non ne conosco il motivo, ma temo che abbia a che fare col carattere nazionale. A noi piace metterci in mostra, probabilmente, i tedeschi badano soprattutto alla sostanza.

 

 

CATTIVI PENSIERI: IN GIRO PER LA GERMANIA: QUEL CIAO DEI TEDESCHI CHE SEMBRA UN ADDIOultima modifica: 2010-08-20T00:09:00+02:00da sergiofrigo
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