QUELLI CHE DERUBANO IL PROSSIMO MORENTE

Per la terza volta in pochi mesi a Padova una persona in difficoltà (nelle due volte precedenti addirittura morente, l’altro giorno colpita da crisi di epilessia) invece di venire soccorsa dai passanti, viene derubata. Un fatto desolante, che si presta a molte e diverse interpretazioni: sulla morte della solidarietà, sull’imperversare della crisi, che annichilisce persino il senso di umanità, sull’innata cattiveria di qualche persona. Ecco una riflessione che ho scritto ieri per il Gazzettino.
Cosa passa nella testa di una persona che vede un suo simile agonizzante e invece che a soccorrerlo, pensa a derubarlo? E perchè accade a Padova, città del Santo e dell’Università, città colta e solidale, che appena qualche anno fa si candidava a capitale italiana del volontariato?
É la terza volta che succede, negli ultimi mesi. Prima era capitato a un muratore romeno, stroncato da un malore fuori da un supermercato, nel popoloso quartiere dell’Arcella: prima che arrivassero, inutilmente, i soccorritori, qualcuno aveva pensato bene di portarsi via la sua borsa della spesa, con la pasta, i succhi di frutta e le merendine per i suoi tre bambini; poi era toccato a un motociclista di Abano Terme: dopo che si era schiantato in moto, l’addetto al carro attrezzi si era impossessato del suo telefonino cellulare (poi ritrovato a casa sua dalle forze dell’ordine). L’altro ieri, infine, il ciclista colpito da un attacco epilettico in Piazza Mazzini: mentre lui si accasciava su una panchina fulminato dalle scariche nervose, qualcuno gli si è avvicinato, ma invece di soccorrerlo gli ha sfilato la bicicletta, il portafogli e il cellulare.
Sciacalli, li chiamano, come quelli che svuotano le case dei terremotati. Ci piace pensarli mentre si aggirano famelici negli angoli bui della società evoluta, pronti a colpire quando la vittima è più indifesa, per poi tornare nell’ombra con una misera preda.
Magari è davvero così. O magari sono semplicemente i figli più crudeli di una società costruita sull’indifferenza reciproca, in cui non conosciamo più i nostri vicini di casa, giriamo la testa davanti a un reato o a un incidente per non avere fastidi, e dove il prossimo, invece che un Buon Samaritano, è solo un casuale compagno di strada, spesso addirittura un potenziale nemico.
Padova non fa eccezione, anche se piazza Mazzini è affollata di studenti universitari, e a poche decine di metri suor Lia delle Cucine Popolari distribuisce ogni giorno centinaia di pasti a poveri e immigrati.Magari gli sciacalli sono anche i più derelitti fra i derelitti, quelli che non possono permettersi di andare per il sottile davanti a una borsa della spesa caduta di mano a un uomo colpito da infarto o fulminato dall’epilessia. Certo devono essere anche i più disperati, se davanti al lamento di un proprio simile morente non sanno riconoscere la propria umanità.
QUELLI CHE DERUBANO IL PROSSIMO MORENTEultima modifica: 2010-07-21T14:54:00+02:00da sergiofrigo
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