RICORDO DI ALEX LANGER, A 15 ANNI DALLA MORTE

alexander_langer (1).jpgNon vorrei che ci si dimenticasse Alexander Langer, ambientalista, studioso, politico, scomparso il 3 luglio di quindici anni fa: la sua lezione di rigore mite e intransigente, la sua capacità di guardare insieme vicino e lontano, il suo mettere sempre le esigenze delle persone davanti a quelle dello “sviluppo” e delle ideologie, sarebbe preziosissima oggi, e non solo per la sinistra.

Ecco alcune testimonianze e alcune ricostruzioni su di lui, pubblicate sul sito Politicaèresponsabilità.

di ENRICO ROSSI

Il 3 luglio di quindici anni fa moriva Alexander Langer lasciandoci il dolore di una perdita, ma anche un’eredità e una ricchezza di idee e progetti allora così lungimiranti da risultare oggi particolarmente urgenti. Sapremo seguirne almeno in parte le orme?

 

alexander_langer.jpgL’attualità delle idee di Langer stava forse in uno dei suoi tratti caratteriali più tipici: quello di non disgiungere mai la teoria dalla pratica, i proclami politici – e magari ideali – dai comportamenti. Alla sua concezione anche etica della politica, alla sua moralità pubblica, corrispondeva  per esempio una cura assidua nella rendicontazione alla lira (allora) di tutte le spese sostenute per lavoro. Molti hanno parlato di “maniacalità”; per lui, era serietà. Anche nel suo modo di vedere e di affrontare le politiche e i problemi ambientali, aveva lo stesso approccio: avere ben chiare le idee di fondo mettendole in pratica nella vita quotidiana ogni volta che fosse possibile.

Nel modo di vedere l’ecologia e la protezione dell’ambiente di Langer alcuni temi importanti erano ricorrenti. Così, il fatto che si dovesse cominciare a “privilegiare la sussistenza rispetto al profitto, al mercato” faceva il paio con una virtù che riteneva particolarmente importante, quella di preferire “il valore d’uso al valore di scambio”. Per dare un valore a tutto quello che usiamo, non solo dal punto di vista del riciclaggio, ma proprio come cose dotate di un loro valore a priori, come l’acqua potabile o l’aria respirabile. Perché, diceva, “proprio la riduzione a puro valore di scambio (l’acqua per ora costa poco)” fa si che “ad esempio l’acqua si può anche lasciarla correre e buttarla via”. Oppure, altra virtù che considerava importante, era la cosidetta consapevolezza del limite, quando per esempio parlava degli animali creati per avere molta carne o con crescita precoce e resi per questo brevettabili. Di fronte a  fatti di questo tipo auspicava un’auto-limitazione che facesse rinunciare a “tutto ciò che in qualche modo provoca conseguenze irreversibili generali”.

Ma a questa coscienza della necessità di un ritorno a un equilibrio, Langer univa la consapevolezza che la civiltà Occidentale “non può far finta semplicemente di tornare alla natura e sicuramente non può neanche arrestare di colpo la logica di sviluppo e di crescita”, cose queste fattibili solo da singoli individui o comunità ristrette. Ma, diceva, “è possibile forse un atterraggio morbido, rispetto al quale c’è molto da lavorare”. Anche il suo intervento ai Colloqui di Dobbiaco del 1994 aveva un titolo significativo, “La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile”.

Nell’approccio così pragmatico di Langer ai problemi, niente di tutto questo avrebbe potuto essere realizzato senza la consapevolezza individuale di ciascuna persona. Lui per primo. Che si spostava in macchina solo quando l’urgenza e l’incalzare dei suoi impegni non permettevano altrimenti. Che apprezzava gli alberghi dove per colazione si evitavano le confezioni monodose di burro e marmellate (“un non senso ecologico”), e che perfino negli interventi al Parlamento Europeo puntualizzava orgogliosamente queste cose.

Quando se ne va una persona così – scelta o destino che sia – rimane un grande vuoto, pieno di tutto ciò che quella persona ha fatto, ha seminato. E che forse sta a noi continuare (era questo anche il suo ultimo invito, “continuate in ciò che era giusto”) per il bene nostro e dei nostri figli. Sapremo seguirne almeno in parte le orme? Saremo capaci di creare uno spazio, uno stile, un modo di sviluppo realmente sostenibile che faccia del Trentino un modello esportabile?

Gli strumenti ci sono, chi ha avuto la fortuna di seguire l’incontro con Lester R. Brown poche settimane fa qui a Trento, se n’è potuto fare un’idea precisa. Il decano degli ambientalisti, fondatore nel 1974 del World Watch Institute e ora presidente e fondatore dell’Earth Policy Institute, ha dato qualche spunto del suo cosiddetto “Plan B”, giunto ormai al quarto aggiornamento. Un poderoso insieme di analisi dello stato di salute ambientale del pianeta e di pratiche possibili per un rientro in tempo utile, prima della scomparsa della nostra specie. Un piano e un metodo, un approccio che tiene conto tanto delle peculiarità locali quanto delle esigenze globali del pianeta. Riusciremo ad essere tra i primi a dare corpo e a realizzare concretamente idee di questo tipo?

E ancora: sapremo collegare tutto questo all’unitarietà dello spazio alpino e alle sue esigenze comuni? E di lì all’Europa? Uno spazio comune e unitario di sperimentazione, prima; di attuazione, di scelte di vita quotidiana, poi? Uno spazio unitario trentino, uno spazio unitario delle Alpi, uno spazio unitario europeo. Sapremo essere il germe della diffusione anche in Europa di quella green economy che sembra essere l’unico business (e che business!) sensato del nostro prossimo futuro? Certo, sotto alcuni aspetti qualcosa è stato fatto e si sta facendo, ma sapremo cogliere l’urgenza di tutto ciò? L’urgenza ambientale, biologica, di sopravvivenza; culturale. Quale più nobile cultura di quella che ha a cuore il tenere da conto il mondo in cui vive?
2 luglio 201O
UN LIBRO SU DI LUI:

In viaggio con Alex. La vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1995)

Il libro di Fabio Levi edito da Feltrinelli
“Ripercorrere l’esperienza di Alexander Langer consente di seguire un itinerario di vita pieno di avventure, attraverso i luoghi cruciali della storia d’Italia e d’Europa dagli anni trenta del Novecento fino alla fine del secolo. A seguire la vita di Langer si ha poi la possibilità di compiere un viaggio vorticoso in compagnia di un personaggio straordinario, spinto ogni volta dalla propria sensibilità e intelligenza a trovarsi là dove le crisi scoppiavano più acute.” Alexander Langer è stato tra i promotori del movimento politico dei Verdi in Italia e dal 1989 deputato del Parlamento europeo. Nel Parlamento è stato leader dell’opposizione alla guerra nel Golfo e poi dello schieramento che esigeva un intervento politico, umanitario e anche di polizia internazionale nell’ex Jugoslavia, fondatore tra l’altro del “Forum di Verona per la pace e riconciliazione nell’ex Jugoslavia”. Alex Langer è morto suicida nel 1995.
ECCO INVECE IL RICORDO DI ADRIANO SOFRI

 

RICORDO DI ALEX LANGER, A 15 ANNI DALLA MORTEultima modifica: 2010-07-03T11:40:32+02:00da sergiofrigo
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