E SE NON ARRIVA IL FEDERALISMO? La Lega e le promesse difficili. INCHIESTA/2 Luca Ricolfi

pontida.jpgEra stato il primo a ipotizzare, nel suo libro “Il sacco del Nord”, che in Italia possa andare in porto solo una sorta di “federalismo nominale”, che sulla carta assicurerebbe autonomia gestionale alle regioni, ma nei fatti negherebbe loro le risorse necessarie (che dovrebbero arrivare dai tagli degli sprechi nelle regioni meno virtuose).
Ora che l’ipotesi da lui avanzata nei mesi scorsi sembra destinata ad avverarsi, chiediamo al sociologo torinese Luca Ricolfi cosa accadrebbe al Nord se davvero il federalismo finisse sul binario morto, dopo anni che viene indicato dai leghisti come la futura panacea di tutti i mali.

«Sul breve periodo credo che non succederebbe nulla, perchè l’elettorato italiano è particolarmente vischioso ricolfi.jpge disponibile alla rassegnazione. Basti vedere la vicenda Brancher, che 15 anni fa avrebbe letteralmente fatto sommergere di lettere di protesta i giornali mentre oggi, se non si svegliava Napolitano, saremmo tutti a guardare la partita. Ma per quanto riguarda la Lega bisogna distinguere i militanti, che sono qualche centinaio di migliaia,  dall’elettorato, che è di alcuni milioni di cittadini. Se parliamo di questo elettorato più vasto io penso che la prima reazione sarà semplicemente un ulteriore distacco dalla politica e un crescente senso di smarrimento».

IL SEPARATISMO È DESTINATO A CRESCERE

E nel lungo periodo come reagirà il popolo del Nord?
«Penso che ci sarà una crescente domanda di separatismo, e non è detto che sarà intercettata dalla Lega. Non penso tanto al Partito Democratico, che mi sembra improbabile che si risvegli, ma non escludo che possa nascere una forza politica nuova che faccia concorrenza alla Lega su questo terreno. A meno che essa stessa non ritorni sui suoi passi e riabbracci le posizioni secessioniste».
E la tenuta dell’unità d’Italia?
«I prossimi festeggiamenti potrebbero diventare un detonatore. Per i leghisti risulterebbe estremamente imbarazzante celebrare l’Unità in una situazione in cui non fossero ancora riusciti a ottenere nulla di significativo».

FEDERALISMO ANTI-SECESSIONE: MA È VERO?

Luca Zaia, e non solo lui, sostiene che se va in porto un reale federalismo di secessione non se ne parlerà più. Concorda?
«Anche Cota, da noi in Piemonte, dice lo stesso. Ma i leghisti tendono a non voler ammettere che c’è un problema: il fatto è che l’elettorato non si aspetta tanto il federalismo, ma di vedere dei risultati concreti nella sua quotidianità».
A me pare comunque che il problema “secessione” si porrebbe anche nell’attuazione del federalismo, a fronte del grande spostamento di risorse prevedibile da Sud a Nord: quale zona del Paese sarebbe disposta ad accettarlo senza mobilitarsi politicamente?
«In effetti è un’ipotesi che è già stata avanzata, di fronte all’enormità delle cifre in ballo e alla difficoltà della situazione politica. Ma c’è una cosa di cui non si sta parlando, e riguarda l’atteggiamento delle regioni a fronte dei tagli della Finanziaria».

CORPORATIVISMO REGIONALE E NIENTE PREMI AI VIRTUOSI

«Non solo non ottengono nè chiedono l’inserimento di elementi di premialità nella ripartizione, ma evitano di dividersi fra spreconi e virtusi e si comportano invece come una corporazione. Formigoni ed Errani, ad esempio, nei giorni scorsi hanno detto le stesse cose in materia, rifiutando la differenziazione dei tagli: ma in questo modo il federalismo va a rotoli. Ma ha visto cosa sta succedendo sul fronte della scuola?»
No, mi dica.
«É la stessa cosa: con la riforma del 2008 la Gelmini si era riservata dopo i tagli un miliardo di euro per incentivare gli insegnanti migliori, e aveva istituito un gruppo di lavoro per trovare il modo più efficace per distribuire quei soldi. Ebbene, adesso si sta pensando di utilizzarli per ripristinare gli scatti di anzianità sterilizzati dalla finanziaria. Ci stiamo dimenticanto il meccanismo della premialità prima ancora di cominciare, manca una cultura della valutazione. Ma in questo modo si va davvero verso un federalismo solo nominale».
Questo mentre le aspettative alimentate prima delle elezioni sono altissime…
«Certo, e invece in una fase come questa di riduzione delle risorse, alla gente del Nord potrà capitare non di avere più soldi, ma ben che vada di ottenere sacrifici minori del Sud. Ma dubito che questo le basterà».

DIFFICILE ELIMINARE GLI SPRECHI

La riduzione degli sprechi non potrà aiutare?
«I governatori leghisti insistono molto su questo, ma non hanno ancora capito che un conto è individuare gli sprechi, e un conto eliminarli davvero. Solo in Piemonte, ad esempio, sugli otto miliardi di euro del budget sanitario un buon 10% si potrebbe tagliare, ma farlo è tutt’altro che facile. Ancor più a livello nazionale, dove lo spreco della pubblica amministrazione è valutato sugli 80 miliardi: ci vorrebbe molto tempo per individuare i tagli più opportuni, e molta libertà amministrativa e consenso politico, ma invece ci sono vincoli politici, territoriali e sociali enormi. Quello che si immagina di poter tagliare facilmente, dalle auto blu al costo della politica, vale a livello simbolico, ma rimane una cosa minima».

E SE NON ARRIVA IL FEDERALISMO? La Lega e le promesse difficili. INCHIESTA/2 Luca Ricolfiultima modifica: 2010-06-26T21:43:00+02:00da sergiofrigo
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