IL FILM “THE ROAD”: HOMO HOMINI LUPUS

“Noi non mangeremo mai altri uomini, papà?”

“Come facciamo a sapere che noi saremo sempre i buoni”

Ci sono domande come queste, nel film di John Hillcoat “The road”, tratto dall’omonimo libro di Cormac McCarthy. A porle al proprio padre è il piccolo protagonista, terrorizzato dai cannibali ma ancor più angosciato dal timore di perdere definitivamente la propria umanità cibandosi anche lui, piuttosto che morire di fame, della carne dei propri simili.

Raccontando infatti di un mondo devastato da un’apocalisse di origini imprecisate, in cui sono morti animali e piante (e quindi sono venute meno tutte le possibili fonti di approvvigionamento alimentare) e in cui i pochi uomini superstiti hanno come unico fine la propria sopravvivenza, sempre più precaria e incrudelita, romanzo e film si interrogano su cosa ne sarebbe del senso di umanità, dei valori che sono alla base della nostra civiltà, della stessa tenuta dei tabù più ancestrali, come appunto il cannibalismo, di fronte alle ipotesi più estreme: che non sono tanto il morire (sono in tanti nel film coloro che si danno volontariamente la morte per non dover subire questo strazio), ma il morire di fame, o mangiati dai propri simili. Oppure, peggio ancora, visto che la pellicola narra del dolcissimo rapporto fra un padre e il suo bambino, vedere il proprio figlio subire questa sorte.

E allora la domanda non detta, ma che affiora a ogni inquadratura, è la seguente: cosa saresti capace di fare, cosa potresti diventare, per proteggere la tua creatura? E ancora: quando tutto crolla intorno a te, è solo lei ad aver diritto al tuo amore, magari anche al prezzo della vita degli altri?

In America nessuno voleva distribuirlo: troppo angosciante! Come tutto quello che scava attorno ai confini ultimi dell’umanità.

 

IL FILM “THE ROAD”: HOMO HOMINI LUPUSultima modifica: 2010-06-03T02:26:00+02:00da sergiofrigo
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