“CARO ZAIA”, ZOSO NON DEMORDE

129877659.jpgUn po’ lo temevo, un po’ – lo ammetto – ci speravo. E infatti Giuliano Zoso non mi ha deluso: e come poteva, uno che si fa un punto d’onore di non lasciare mai l’ultima parola agli avversari, amici o nemici che siano? Ecco dunque la sua replica alla mia risposta alla sua stroncatura del mio libro. Peccato non poter citare la sua accompagnatoria, che è anche più colorita delle righe che seguono. Ma anche queste nn scherzano, e sicuramente non annoiano. A mio parere Zoso non risponde in realtà a molte delle obiezioni che gli avevo sollevato, ma per entrare nel merito ci sarà tempo. Intanto buon divertimento, perché la lettura lo assicura.

Caro Sergio,

rispondo solo ora alla Tua mail con tutti i commenti. Scusami. Ero a Cannes e il mio computer si è imbizzarrito e non voleva saperne di collegarsi a Internet, in alcun modo.

Dopo aver letto il tutto, mi sono detto: vedi la sfortuna di non essere un intellettuale! Se sei un intellettuale e scrivi qualcosa, ti contestano solo quelli dell’altra parte. Se non sei un intellettuale, ti aggrediscono e gli uni e gli altri, e il leghista “buono” e l’antileghista. E il primo ti dà del morto politico (lo rassicuro, sono un trapassato e ci tengo moltissimo. Nel suo mondo mi troverei malissimo!). E il secondo ti dà dell’aspirante leghista (non lo rassicuro, non m’importa punto. Quel giorno che la Lega si impadronisse anche di Vicenza, certo, non riparerei a Venezia. Riuscirei persino a sopportare la Manuela!).

E per giunta, se non sei un intellettuale, riesci persino a scrivere un commento che pare una stroncatura, e agli uni e agli altri. Perché, se sei un intellettuale (o almeno credi di esserlo), blandisci, ti differenzi, alludi, circuisci, ma non critichi. Perché, se critichi, specie un amico, allora sì, pare proprio che stronchi.

Ma stroncatura non era, Sergio, e mi preoccupa non poco che anche tu paia considerarla tale. Perché neanche tu, a dirla tutta, rientri nella benemerita categoria. Perché è vero, nel libro non fai niente per non apparire un intellettuale, anzi, ti metti a pie’ pari nella categoria. E tuttavia non raggiungi lo scopo.

Se a lodarti sono un leghista e l’antileghista per eccellenza, neanche tu sei messo proprio bene con l’appartenenza! Rischi di essere come me. Un non intellettuale. Uno che va fuori dal seminato, dalle righe tracciate, quelle che tanto confortano i poveri di spirito che si salvano credendosi intellettuali.

E’ vero, non ha citato Kant, Cartesio, e neppure sant’Agostino, non ha tirato in ballo neppure Puffendorf (chiedere a Todescan se rimangono dei dubbi), come fa anche quando parla delle previsioni del tempo o discute del Vicenza calcio, epperò il leghista è lì che ti abbraccia, che apprezza, che chiede dialogo e convergenza. Cosa ti dicevo io? Attento, Sergio! Rischi che il tuo pamphlet non immunizzi dal leghismo, anzi!

E l’antileghista pure! Ti è amico, e per dimostrarlo, lui che mostra così tanto di apprezzare gli intellettuali, ti vuol gratificare: lo sapevi di esserlo, un intellettuale? ti chiede, come a dire che no, non lo sei. Ed è vero, forse. Altrimenti non avresti avuto le critiche di un non intellettuale e la stima di due “intellettuali”, di una parte e dell’altra!

Ma questi sono divertissement, di uno che è appena tornato da Cannes. Il problema vero, Sergio, è questo. Non è detto che la Lega sia un pericolo. E forse, ahimè, non sarà un’opportunità.

Una cosa è certa. Si trasformerà, la Lega, si sta già trasformando. A trasformarla è certo chi la critica e la combatte, sono anche gli intellettuali che vanno in esilio (per altro assai comodo) per non sottostarvi, è anche il tuo libro, Sergio, ma sono soprattutto i cittadini, la famosa “gente”, quel popolo veneto che riuscì a trasformare la Dc facendola simile a sé. Quel popolo trasformerà anche la Lega, come la sta già trasformando.

Sarà un processo lento, ma è inevitabile. La Lega di oggi, la Lega di Zaia è già lontana le mille miglia dalla Lega di Gentilin, perché è passata attraverso il “tamiso” degli elettori veneti con cui si confronta giorno dopo giorno, nelle sezioni, nei paesi.

All’inizio la Lega, di quel popolo, volle rappresentare gli umori più profondi, la “pancia” si usa dire spregiativamente. E’ vero. Man mano che continuerà la loro azione di governo, anche i leghisti dovranno salire dalla pancia al cervello e mostrare le vie strette che condizionano l’agire e le scelte politiche. Dovranno rappresentare e insieme guidare il popolo elettore.

Se non lo faranno, poco male. Nascerà qualcosa d’altro che scalzerà anche loro. Così come fu scalzata la Democrazia Cristiana. Sperando tutti, però, i morti, i vivi, gli intellettuali e i non intellettuali, gli esuli e i citazionisti (quelli che, se non citano Kant, gli par di apparire analfabeti), che, quando avranno finito il loro ciclo storico (ciò che, prima o poi, accade a tutti), i leghisti lascino un’Italia più libera, più prospera, più giusta di quella che fu loro consegnata o che si presero.

I democristiani possono rivendicarlo e la storia sempre più gli darà ragione. I trapassati godono e se la ridono. E si permettono di ridere anche delle angosce di chi teme la Lega, frusta i poveri pd, artiglia i sinistri in genere e finisce con l’essere adulato dal leghista “buono”!

Ah! la libertà dei trapassati! Gran cosa!

Su un punto, Sergio, su uno soltanto mi preme contraddirti ancora. Non sono io quello che fa torto ai tuoi lettori. Da vecchio democristiano io sono aduso a pensare che i lettori, così come gli elettori, hanno sempre ragione. E che quando non rispondono come ci aspetteremmo, la colpa non è loro, è sempre nostra, sia che siamo politici o scrittori di libri.

I tuoi lettori, spero non tutti, correranno a votare Lega non perché avranno travisato il tuo dire, ma proprio perché l’avranno capito fino in fondo, vi avranno scorto davvero il tuo desiderio di essere leghista, che traspare da ogni pagina, e cercheranno di por rimedio alla tua impossibilità: rendendo possibile per loro quello che è, per il momento, impossibile per te.

D’altra parte, dimmi sinceramente, parlassero come operano (vedi l’integrazione a Treviso) e diventassero terzomondiali come tu li vorresti, cosa ti impedirebbe di diventare leghista? Poco, molto meno di quello che la tua ammirazione per loro non riuscirebbe a sopportare.

Ahimè, Sergio, temo proprio che sia tu a far torto ai tuoi lettori, a sperare che essi si fermino alla superficie. Ma ciò non avverrà, perché i tuoi non sono i lettori della domenica, sono i lettori del lunedì e dei giorni a seguire, i più pericolosi quando vuoi ammannir loro qualcosa senza che se ne accorgano. Un qualcosa di cui, forse, tu stesso non sei pienamente cosciente.

E adesso, tutti a leggere il libro di Sergio, riga per riga, come, modestamente, ho fatto io. Sapete, non essendo un intellettuale, se voglio parlare di un libro, mi tocca persino leggerlo. E, non avendo capacità divinatorie, riga per riga, appunto.

Mala cosa, perbacco, non essere un intellettuale! E per giunta trapassato!

“CARO ZAIA”, ZOSO NON DEMORDEultima modifica: 2010-05-23T01:01:00+02:00da sergiofrigo
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