LA MIA REPLICA ALLA STRONCATURA DI GIULIANO ZOSO AL MIO LIBRO SU ZAIA

Dopo gli interventi di Davide Lovat e Bepi De Marzi sulla stroncatura di Giuliano Zoso al mio libro “Caro Zaia vorrei essere leghista ma proprio non ci riesco”, e dopo i commenti che trovate sotto i vari articoli, ecco la mia risposta. Spero che il dibattito prosegua.

Caro Giuliano,

eccomi a replicare alla tua stroncatura del mio libro (credo che il termine sia più adatto di “recensione”), rinviandoti anche ad alcuni dei commenti (in particolare, da sponde opposte, Davide Lovat e Bepi De Marzi) che essa ha suscitato su questo blog.

Parto da una considerazione preliminare e di metodo: il mio è un discorso pre-politico, che rende conto di umori e atteggiamenti che registro intorno a me, ma non pretende di esaurire le ragioni del fenomeno leghista. Semmai su questo tema, come scrive uno dei commenti, avreste dovuto applicarvi con più tempestività e maggiore impegno voi esponenti a lungo egemoni di un partito, di una cultura, di un sistema di valori (dall’universalismo al solidarismo) che hanno segnato profondamente la vita del Veneto nel passato; forse ho capito male, ma fra gli sconfitti di questa fase storica pensavo ci foste anche voi: oppure ritieni che quei valori vengano interpretati ora adeguatamente dalla Lega, e magari da Berlusconi?

Nella prima parte della tua recensione tracci una specie di parodia di quello che scrivo io, attribuendomi un monolitismo ideologico che non mi è mai appartenuto, e che non credo nel libro traspaia. Certo, a vent’anni siamo stati tutti un po’ incendiari, anche tu mi sembra di ricordare. Poi col tempo si diventa, naturalmente, un po’ pompieri. Ma non per questo credo sia tutto da buttare quello che si è detto e fatto – culturalmente e politicamente – dagli anni Sessanta in poi. Mi pare che l’incontro politico fra cattolici, socialisti e comunisti risalga a un bel po’ indietro nel tempo, e non credo che Moro pensasse a suo tempo di allearsi con dei pericolosi sovversivi etero-guidati dall’Urss. E quell’alleanza qualcosa di buono ci ha lasciato in eredità. E comunque da allora di esami di coscienza, revisioni, penitenze noi di sinistra ne abbiamo fatto un bel po’, non trovi? Ma la destra italiana invece non si interroga mai su quale proposte e su quale personale politico (Bossi&Berlusconi, per capirsi) sta proponendo da vent’anni al paese?

Quanto al concetto di “bianco povero” non me lo sono certo inventato io, è un punto fisso della ricerca sociologica, e descrive esattamente (con impressionante sintonia fra sondaggi e risultati elettorali) le persone che hanno meno mezzi (culturali ed economici) e più paure, e votano Bossi nel Nord Italia, Le Pen in Francia e anche molto di peggio in altri paesi, come vediamo regolarmente ad ogni elezione. A mio parere esprimono un disagio, che non va assolutamente ignorato, ma non delle soluzioni: te la senti di sostenere il contrario? E la loro prima reazione, viscerale, è contro lo straniero che si ritrovano sulla porta di casa. Nel libro cerco di comprenderne le ragioni, ma se non ce la faccio a diventare leghista (anche se ammetto che in genere loro sono bravi amministratori) è perché trovo alcune delle soluzioni che vengono loro proposte dalla Lega – e sulle quali essa raccoglie una massa di voti – poco vantaggiose politicamente ed economicamente, per niente lungimiranti, e molto spesso umanamente repellenti. Possiamo magari discutere sui raid anti vu cumprà dei vigili fra i lettini delle spiagge, ma non possiamo ignorare le passeggiate col maiale sui terreni destinati alle moschee, i bambini “morosi” lasciati senza pranzo (misura che lo stesso Zaia ha definito indifendibile), i clandestini respinti senza alcuna verifica nelle carceri libiche, per citare solo alcune delle perle leghiste di questi ultimi tempi. Senza nascondermi che ci sono nella Lega posizioni interessanti (Davide Lovat, in questo blog, ma anche Marzio Favero a Treviso, o Roberto Marcato a Padova) ma purtroppo ancora piuttosto isolate.

Io posso convenire con te che il punto centrale della politica leghista non è questo, e infatti – slogan a parte – alla questione immigrazione essa ha dedicato una percentuale risibile del suo articolato programma elettorale, e una volta al potere non ha praticamente più toccato l’argomento (ciò che fa di buono su questo terreno preferisce tenerlo nascosto ai propri elettori, e parlo con nozione di causa). Ma è proprio su questo tema che essa ha lucrato i consensi maggiori nei ceti popolari, e questo era il nodo su cui ho voluto concentrare la mia riflessione nel libro.

Certo che la questione centrale sono invece gli squilibri nord-sud, e la tua denuncia dei pessimi comportamenti di molti politici del centrosinistra meridionale è l’unico punto della tua analisi che condivido in pieno. Aggiungo che il problema c’è ed è enorme, complicatissimo da affrontare dalle forse politiche nazionali. Ma anche qui due domande: la destra ha le carte più in regola della sinistra su questi punti? E le risposte leghiste sono credibili, etiche (in senso politico, riferite all’Unità del Paese) e vantaggiose? E soprattutto: sono emendabili, come sembri credere qui? Ma ciò che hai detto con grande efficacia venerdì scorso a Vicenza sulla soggezione della Lega veneta a Bossi e a Milano e sul rischio di un’”esplosione” del Paese se andrà in porto il federalismo fiscale mi sembra andare in senso contrario.

Ti ringrazio comunque per l’augurio di vendere tante copie del libro, ma sei tu a far torto ai miei lettori pensando che possano travisarne così tanto i contenuti da farsi convincere dalla mia analisi a diventare leghisti. E grazie soprattutto per l’attenzione che hai voluto dedicare al mio lavoro, e anche per avermi “costretto” a mettere a punto alcune questioni, aiutandomi a portare avanti le analisi e il confronto su questi temi.

Cordialmente.

Sergio Frigo

Padova, 15 maggio

 

LA MIA REPLICA ALLA STRONCATURA DI GIULIANO ZOSO AL MIO LIBRO SU ZAIAultima modifica: 2010-05-15T10:23:00+02:00da sergiofrigo
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