BERLUSCONI A CASA? ASPETTIAMO AD ESULTARE!

Berlucrisi.jpgSe c’è una cosa che dovremmo aver imparato tutti, in questi lunghi anni, è a non sottovalutare Berlusconi. Per cui non mi unisco al coro degli entusiasti che salutano questa giornata come l’alba di un nuovo e radioso avvenire. I numeri hanno certificato che non ha la maggioranza in Parlamento, e non lui non ha potuto che prenderne atto. La sua sorpresa e il suo disappunto, espressi anche nel famoso foglietto (“traditori”) dicono che il colpo c’è stato, ed è stato duro. Da quel punto in poi, però, si è mosso per limitare i danni e portare comunque a casa un risultato: e puntualmente ce la sta facendo. Ricordiamo il precedente poco incoraggiante del 14 dicembre 2010: nel lungo mese concessogli da Napolitano dopo l’uscita dei finiani dal governo, Berlusconi riuscì a raffazzonare i voti necessari per resistere all’assalto, e assicurarsi un altro anno di potere: a questo proposito, non dimentichiamo coloro che appellandosi al senso di responsabilità (e stravolgendo anche il mio voto, vero Calearo?) ci hanno procurato questi ultimi 11 splendidi mesi…

 

 

DIMISSIONI DOPO LA LEGGE DI STABILITA’, LA SUA CARTA MIGLIORE

Io non credo che a questo punto Berlusconi possa più comprare nessuno, per restare a galla altri mesi, ma la mossa (peraltro prevedibile) di chiedere di votare la legge di stabilità prima di dimettersi è indubbiamente la carta migliore che lui si poteva giocare, e anche quella più difficile da neutralizzare. Chi se la sentirà infatti di bocciare le misure richieste con urgenza dall’Europa? E chi avrà la forza in Parlamento di far passare proposte alternative? Fino a prova contraria Berlusconi dispone di 308 voti come minimo: riuscirebbero le opposizioni a metterne insieme di più per far passare – ad esempio – una patrimoniale? Per non parlare di qualche intervento sulle pensioni di anzianità!

Bersanicrisi.jpgSarà dunque giocoforza, per le opposizioni, andare a impelagarsi in una trattativa defatigante, di cui Berlusconi tirerà le fila, per far passare questo o quell’emendamento migliorativo, col rischio molto concreto di dividersi, e di esporsi in qualsiasi momento al fuoco di fila dei media berlusconiani, facendosi additare di volta in volta come irresponsabili (se si opporranno) o corresponsabili (se daranno una mano). Nel frattempo lui cercherà fino all’ultimo di introdurre nella legge nuove misure pro-domo sua, come ha sempre fatto.

E DOPO BERLUSCONI? LUI QUALCHE IDEA CE L’HA

E dopo?

Dopo si dimette, ha promesso. A quel punto, nella sua testa, si aprono due strade: a) nomina al suo posto Alfano (o Letta), con Maroni vice, e lui è a posto e continua a comandare nell’ombra, oppure b) si va al voto. D’altro canto, potrebbe un governo tecnico sostenuto dalle opposizioni e magari guidato da un Mario Monti, gestire le misure economiche varate da Berlusconi? E con Pdl e Lega all’opposizione, a gridare ogni giorno al ribaltone e alla macelleria sociale? Suvvia!

Dunque, al voto! Ma perché Berlusconi vuole votare, sapendo che i sondaggi non gli attribuiscono mediamente più del 25-26%? Qui ci sono alcune sotto-varianti. Io credo che lui punti a ripristinare le condizioni per tornare al punto a), perché convinto che con i due “volti nuovi” Alfano e Maroni (seppure garantiti da lui e Bossi)  e le liste elettorali perfezionate col Porcellum (attenzione, Maroni non romperà col Senatur) anche i malumori della base leghista in parte rientrerebbero: e lui è un mago nel rovesciare le campagne elettorali, soprattutto se potrà agitare lo spettro di un governo egemonizzato da ex comunisti come Bersani e Vendola, e minato dai contrasti sui programmi economici.

 L’altra subordinata è ovviamente la sconfitta elettorale, che avrebbe però un vantaggio di non poco conto: a gestire le lacrime e sangue decise da lui sarebbero gli avversari. E lui è convinto che una coalizione di sinistra dai numeri troppo risicati, oppure di centro-sinistra allargata a Casini, finirebbe per schiantarsi per i contrasti interni nel giro di un anno (Prodi 2 docet), aprendo la strada ad un ritorno trionfale, suo o dei suoi.

E INTANTO I MERCATI BANCHETTANO SULLE NOSTRE SPOGLIE

Se le cose stanno così, quello che si è aperto ieri sera non è un futuro radioso (sciocco sperarci, di questi tempi) ma un percorso minato, nel quale Bersani, Vendola, Casini, Di Pietro sembrano avventurarsi in ordine sparso e senza avere le mappe. E nel frattempo i mercati non stanno a guardare, e neppure Francia e Germania, che sulle nostre disgrazie politiche costruiscono le loro fortune economiche (si vedano i provvedimenti europei sulle banche).

Mai avrei pensato che dopo i tunisini (vedi post del 24 ottobre) avrei finito quasi per invidiare anche i greci, che in queste ore stanno mettendo a punto – a tempo di record – un nuovo governo di unità nazionale, con un programma condiviso dal grosso delle forse politiche. Ma anche questo mefitico epilogo è un regalo di cui dovremmo ringraziare il Cavaliere, ma anche noi stessi che in tutti questi anni non siamo riusciti a fermarlo.

Avranno le opposizioni la determinazione, la lungimiranza e la generosità reciproca per evitare questo epilogo? Sapranno rovesciare il tavolo da gioco e inventarsi una partita diversa, in grado di appassionare il paese? E gli italiani troveranno la pazienza e l’acume per distinguere le medicine anche amare dai veleni?

 

BERLUSCONI A CASA? ASPETTIAMO AD ESULTARE!ultima modifica: 2011-11-09T10:24:30+01:00da sergiofrigo
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