IL CASO MARCEGAGLIA: NON E’ UNA MANOVRA DI BERLUSCONI, È QUALCOSA DI MOLTO PEGGIO PER LA NOSTRA DEMOCRAZIA

Marcegaglia.jpegSo di sostenere una tesi impopolare, ma non credo che Berlusconi sia il mandante dell’attacco portato alla Marcegaglia dai vertici del “Giornale” di famiglia. Non in senso stretto, almeno. Dopo aver ascoltato le famose registrazioni, e ragionando dall’interno del mondo giornalistico (Sallusti, in particolare, è stato brevemente anche mio vice-direttore al Gazzettino), penso che la vicenda sia al tempo stesso qualcosa di meno e qualcosa di più (e di peggio) di quello che appare (aggiungo che, dati i precedenti, non mi fido molto del Pm Woodstock, ma questo è un altro discorso).

Provate a seguire il mio ragionamento: è chiaro che Feltri e Sallusti sono, come tutti i direttori, gli interpreti di una linea editoriale, che nel caso di un proprietario che fa politica non può che essere anche strettamente politica. Checché ne dica Berlusconi sui suoi giornalisti “di sinistra” e sulla “gestione liberale” dei suoi media, tutta la direzione del suo impero, nei vari feudi, è fortemente politicizzata (ricordiamo che Mentana cominciò ad allontanarsi da Mediaset quando si ritrovò in una riunione di direttori unico a non esultare per la vittoria elettorale di Forza Italia).

 

 

 

L’IMPERATORE E I SUOI VASSALLI

In questo contesto però ognuno dei direttori, e in particolare quelli con forte personalità, come Feltri, o con grandi ambizioni, come Sallusti eFeltri.jpeg Porro (lo dice lo stesso vicedirettore intercettato), si ritagliano dei margini più o meno grandi di libertà di manovra, in cui esercitano il proprio potere come vogliono: feudatari, appunto, di un imperatore spesso lontano. Queste manovre, certo, non possono configgere troppo con gli interessi complessivi del Cavaliere, ma qualche margine c’è: è chiaro che nel caso Fini, o nei precedenti casi di Boffo, Fassino-Consorte-Unipol, Telecom Serbia, Mitrokhin, c’è stato sempre l’interesse diretto di Berlusconi, anche se sono stati gestiti con più o meno autonomia dai suoi direttori.

Ecco dunque il caso Marcegaglia: si è osservato che l’attacco è partito il giorno immediatamente successivo alle sue critiche al governo: però nelle parole di Porro non c’è accenno a questo fatto. Traspare invece una insoddisfazione complessiva per come la presidente degli industriali si rapporta col Giornale, non con il governo.

UN POTENTATO CHE SI SENTE SNOBBATO

Cosa sta facendo Porro quando telefona ad Arpisella, il braccio destro della Marcegaglia? Fingendo di scherzare gli sta dicendo due cose: primo, guarda che ce l’abbiamo con voi perché non ci considerate, la Presidente ci snobba, persino “il suo capo ufficio stampa non mi saluta” (pensa te!): è un potentato che protesta, perché uno/a più potente non si rapporta con lui e gestisce i rapporti direttamente con il padrone o il suo luogotenente (e infatti Arpisella finisce per telefonare a Confalonieri, longa manus di Berlusconi, e Feltri si lamenta che Emma “la padrona” non abbia telefonato a lui); seconda cosa: Porro sta dicendo ad Arpisella che certo stanno sparando addosso alla sua capa,, ma lui è uno su cui possono sempre contare, un interlocutore affidabile (lui è un giornalista economico, e lei è quella che decide i direttori del Sole 24 ore e molto altro, parlandone – lo scopriamo anche da queste telefonate – con Berlusconi e Letta).

Ebbene, il panorama che ho descritto è normale in gran parte della stampa italiana, potrebbe essere riprodotto in sedicesimo anche in una redazione di provincia. Magari sarà patologico, ma spesso gli amministratori finiscono in “castigo”, al di là delle linee politiche, perché concedono un’intervista di troppo, oppure danno più notizie, alla concorrenza, oppure perché sono antipatici non solo al direttore, ma anche al giornalista di turno, quando può esercitare il suo scampolo di autonomia.

COSA PENSANO GLI INDUSTRIALI DI BERLUSCONI E DELLA DEMOCRAZIA

In questo caso però, come in una cartina di tornasole, avviene lo scarto che rivela quello che la classe dirigente del paese pensa di Berlusconi e della nostra povera democrazia. La Marcegaglia si allarma, e teme di essere sotto attacco per le sue critiche politiche al governo, e si sente in dovere di dire che non si farà intimidire e non cambierà opinioni anche se le confezioneranno dei dossier negativi sulla sua famiglia. Cioè sta ammettendo di ritenere che il capo del governo sia anche il capo di una banda di ricattatori. Se lo pensa la capa degli imprenditori italiani, evidentemente, una ragione ci deve essere…

Di conseguenza la Marcegaglia e con lei gran parte del mondo industriale che in questi giorni gli su è serrato intorno, mostra di ritenere che nel nostro paese non si possa esprimere liberamente il proprio pensiero sul governo, senza essere pesantemente attaccati sul piano personale, e messi in condizione di non nuocere: in buona sostanza il gotha dell’economia italiana pensa di Berlusconi e della democrazia italiana più o meno le stesse cose che pensano Di Pietro e il popolo viola. Che dunque la libertà di espressione è pesantemente compromessa, e il livello della nostra democrazia è ridotto al lumicino.

L’unica differenza è che per difendersi le persone comuni vanno in piazza e scrivono sui blog, loro invece si rivolgono direttamente all’Imperatore (naturalmente neppure per un istante ritiene di doversi rivolgere alla magistratura o quanto meno di denunciare la cosa ai suoi iscritti). Ne parla pubblicamente solo quando apprende che sul tema c’è un’inchiesta in corso, e non può proprio farne a meno. Ma quanti di loro hanno subito in silenzio? Quanti hanno rinunciato ai loro affari per non intralciare quelli di Berlusconi? Questo va ricordato, quando i servi di turno dicono che non c’è il conflitto di interessi, e che Berlusconi è un liberale, e che la democrazia italiana è sana e vitale…

DUE PAROLE AGLI IMPRENDITORI E AGLI ELETTORI DI DESTRA

Un’ultima considerazione, proprio su di loro, i potenti del paese: perché hanno consentito che le cose si mettessero in questo modo, e cosa aspettano a denunciare e a combattere questa situazione? Una seconda considerazione, rivolta ai militanti e agli elettori del centro-destra: nessuno si aspetta che cambiate idea e vi mettiate a votare Bersani o Vendola, ma se avete a cuore le sorti della democrazia italiana qualche problema dovete porvelo; e a destra fortunatamente adesso ci sono delle alternative a Berlusconi.

 

IL CASO MARCEGAGLIA: NON E’ UNA MANOVRA DI BERLUSCONI, È QUALCOSA DI MOLTO PEGGIO PER LA NOSTRA DEMOCRAZIAultima modifica: 2010-10-10T12:06:35+02:00da sergiofrigo
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