NEGOZI APERTI A PASQUA: IL CONFLITTO CITTADINO-CONSUMATORE

apertureMi ha molto colpito la spiegazione ipocrita con cui Billa ha giustificato la decisione di tenere aperti i suoi supermercati anche a Pasqua: il nostro è un servizio ai cittadini, hanno detto. Mentre altre catene hanno spiegato, più correttamente, che aprire o meno è solo una questione di business e di fatturato, la frase di Billa confonde volutamente due categorie umane totalmente distinte fra loro (anche se coincidenti negli individui): i cittadini e i consumatori.

Voglio dirlo con tutta la nettezza possibile, a costo di apparire provocatorio: il consumatore è un cittadino regredito, oppure ancora involuto, che tende a muoversi sulla base di pulsioni elementari – un bisogno da soddisfare, il desiderio di possesso, l’interesse economico – ed è strutturalmente incapace di sviluppare dentro di sé la spinta alla mediazione culturale, sociale e politica che fa di un uomo un cittadino e di un gruppo umano una comunità.

NELL’ATTO DEL CONSUMARE PREVALGONO LE PULSIONI PIU’ ELEMENTARI

Il sedicente “consumatore consapevole” che sonnecchia dentro di noi insorgerà risentito a queste parole, ignorando di essere un ossimoro vivente: perché nell’atto di spendere per acquistare, le nostre pulsioni prioritarie tendono ad essere tutto meno che consapevoli, come ben sanno i venditori professionali, che sono perennemente alla ricerca del nostro punto debole, della breccia nella nostra corazza razionale, per insinuare il cuneo vincente dell’emozione da soddisfare, della presunta convenienza economica (lo sconto), del bisogno impellente a cui dare corso. Supermercato

Ecco perché sono sempre fallite le campagne politico-culturali lanciate in passato anche da nomi illustri come Umberto Eco per costringere le aziende – tramite il boicottaggio dei consumatori – a vendere o non vendere un determinato prodotto politicamente scorretto, a non fare pubblicità sulle reti Mediaset per combattere Berlusconi, a comperare determinati articoli per salvare un’impresa o a non comperarne altri per impedire una delocalizzazione. Alla prova dei fatti il consumatore dimentica i buoni propositi (ammesso che il messaggio politico ad essi correlato gli sia arrivato) e acquista quello che capita, seguendo inconsciamente il principio di piacere oppure consapevolmente il suo interesse immediato.

L’UNICA FINALITA’ DEL MERCATO E’ ALIMENTARE SE STESSO

E poco importa se questo pone il consumatore in rotta di collisione con altre categorie di cittadini, come i lavoratori dipendenti del commercio, costretti loro malgrado a lavorare a Pasqua o nelle altre festività, o addirittura se alla lunga finirà per danneggiare lui stesso e i suoi discendenti. Il mercato, che è l’ambiente naturale in cui si muove il consumatore, non accetta nessun vincolo e non ha altra finalità che alimentare se stesso, colonizzando lo spazio e il tempo, e consumando risorse per trasformarle in merci, indipendentemente dagli effetti che questo può avere sull’ambiente, sulle relazioni umane, sullo stesso futuro.

COSA PERDIAMO CANCELLANDO LE FESTE

Cancellare le feste, col loro patrimonio di riti, simboli e valori culturali e religiosi e la loro enorme valenza sociale, per trasformarle in meri appuntamenti commerciali, significa impoverire la vita dell’uomo, ridurla a mero scambio economico, alla lunga privare noi e i nostri figli di quegli spazi di sospensione delle leggi dell’economia che rendono la vita degna di essere vissuta.

Tutto questo agli strateghi di Billa potrà non interessare, ma dovrebbe interessare invece i clienti ignari che anche a Pasqua e Pasquetta hanno affollato giulivi i negozi proditoriamente aperti.

NEGOZI APERTI A PASQUA: IL CONFLITTO CITTADINO-CONSUMATOREultima modifica: 2014-04-22T02:43:27+02:00da sergiofrigo
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