I FORCONI SONO IL SINTOMO, MA PRETENDONO DI ESSERE LA MEDICINA

ForconiPrima di tutto: quanto è estesa realmente la rivolta dei Forconi? Pur facendo parte del circuito mediatico non sono in grado di dirlo, e diffido della reiterata tendenza ad enfatizzare dei media: credo anzi che proprio giornali e tv abbiano alimentato la protesta, assicurandole una visibilità che giocoforza richiama chiunque sia in cerca di una ribalta.

Poi, certo, il malessere sociale esiste, la rabbia pure, e soprattutto non accenna a rientrare l’impotenza più o meno disperata di chi non vede prospettive per sé o per i propri figli: una sfiducia che contagia anche fasce sociali che la crisi non ha nemmeno sfiorato.

LA SOMMA DI TANTI, DIVERSI MALESSERI

Naturalmente l’esasperazione che investe molti italiani ridotti sul lastrico dalla crisi va rispettata e ascoltata, ma non per questo sono giustificabili le tante bestialità che ho sentito tirar fuori in questi giorni dai manifestanti in giro per il Paese. Il Movimento dei forconi (nome già di per sé orribile) è un sintomo, e come ogni sintomo può rivelare i malanni più diversi nell’organismo in cui si manifesta, da un impoverimento reale ad un certo ribellismo narcisista auto-alimentato sulla Rete: non può certo essere una ricetta, e tanto meno un medico, come sembra pretendere qualcuno dei nuovi leader che si stanno affacciando chiassosamente qua e là. “Fermiamo il paese”, “Basta”, “Tutti a casa” sono proteste, non proposte. Oltretutto si grida “tutti a casa” a gente che è in parlamento da febbraio, e in gran parte (essendo giovane e nuova) non ha alcuna responsabilità di quanto è accaduto negli ultimi anni.

UNA GRAVE CRISI DI RAPPRESENTANZA

Fra i tanti precedenti citati in questi giorni, a me questa rivolta riporta alla mente la “primavera” albanese del 1997, anche se di quell’evento per fortuna non condividiamo la drammaticità, ma solo la diffusa sensazione delle folle di non essere rappresentate (nè di volerlo essere) dalla politica, anzi, da nessuno (sindacati, élites) che abbia avuto un minimo di responsabilità (o visibilità) nel recente passato. Come se affidarsi ad una rappresentanza e a delle regole sociali condivise fosse vissuto come un oltraggio alla libera espressione della propria soggettività.

La politica ha le sue colpe, anche se non tutte quelle che le vengono attribuite: l’impoverimento è globale, e gli stati – ovunque nel mondo occidentale – sono impotenti a fronteggiarlo e preda dell’impopolarità. E va anche detto che gli italiani hanno sempre creduto più a chi magnificava i ristoranti pieni (e nel frattempo si arricchiva e sperperava i sodi pubblici) che a chi proponeva un modello di vita appena più sobrio. E così fra quelli che protestano ci sono davvero gli impoveriti e i disperati, ma anche coloro che si ribellano a priori contro qualsiasi ipotesi di dover condividere con loro una minima parte del loro benessere.

LE RESPONSABILIÀ (E LE OPPORTUNITÀ) DELLA SINISTRA

primarie2013La sinistra però, in particolare, proprio qui è mancata: non ha saputo trovare le parole giuste per convincere il Paese che questo dell’emergenza era anche il momento della condivisione, che dalla crisi non ci sono vie d’uscita improvvisate e individuali, né ha avuto (finora?) leader capaci di coinvolgere elettori anche esterni ai tradizionali recinti, e di trascinare il Paese in uno generoso sforzo collettivo; in fondo non ha neppure dato l’impressione di comprendere davvero il malessere di chi si candidava a rappresentare.

Ma le primarie di domenica, così rapidamente archiviate dai media, dicono che c’è, e che può contare su uno zoccolo duro di persone che credono non nelle reiterate promesse del vecchio imbonitore o nelle improbabili ricette del guru di turno, ma nell’impegno silenzioso e quotidiano, nel tirare la cinghia stringendo i denti, nel guardare avanti anche se il futuro si presenta nebuloso, con pazienza ma senza rassegnazione, con rabbia ma senza isteria.

I FORCONI SONO IL SINTOMO, MA PRETENDONO DI ESSERE LA MEDICINAultima modifica: 2013-12-13T18:44:19+01:00da sergiofrigo
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