ORA CAMBIARE LA LEGGE: MA L’INGOVERNABILITA’ NON E’ COLPA DEL PORCELLUM

elezioni.jpgFra i colpevoli dell’infelice esito elettorale praticamente tutti hanno messo in primo piano il Porcellum, dimenticando invece che il problema, prima che la legge, sono stati ovviamene i pochi voti conquistati dal centrosinistra; perchè la legge di suo – e credo che sorprenderò qualcuno dicendolo – ha funzionato esattamente per quello che era stata concepita, anzi si è rivelata (in parte casualmente, a onor del vero) più equa del previsto. Nonostante questo io credo che il suo definitivo accantonamento dovrebbe essere messo al primo posto dei tre-quattro punti su cui cercare una convergenza coi grilini in Parlamento, prima del ritorno a nuove elezioni. Anche perchè nella nuova conformazione del quadro politico italiano, così com’è essa non serve più a nessuno, se non a mantenere nelle mani dei leader la scelta degli eleggibili: funzione a cui ad esempio il Pd ha rinunciato, scegliendo le primarie.

SI E’ DISGIUNTA LA RAPPRESENTATIVITA’ DALLA GOVERNABILITA’

Ma vediamo perchè la legge ha funzionato. Come tutte le leggi elettorali essa dovrebbe garantire la rappresentatività del voto e la governabilità: il problema è che invece di conseguire questi due obbiettivi assieme, li raggiunge separatamente e mettendoli in contrasto fra loro. Alla Camera essa persegue il massimo della governabilità, a scapito della rappresentatività: e infatti il Pd, che ha una esigua maggioranza relativa, gode in questo ramo del Parlamento di una maggioranza schiacciante. Al Senato avviene il contrario: massima rappresentatività e governabilità zero. Qui è stata scongiurata, fortunosamente, l’ipotesi possibilissima che a voti inferiori corrispondessero seggi più numerosi. Ma sarebbe risultato oggettivamente anti-democratico (anche se molto comodo) se ad una sempre risicata maggioranza del centrosinistra fosse corrisposta un’abnorme maggioranza in seggi.

COSI’ LA LEGA HA BLINDATO IL SUO RADICAMENTO LOCALE, CHE ORA NON HA PIU’

Ma perchè c’è questa discrepanza nella legge? Il fatto è che la norma relativa al Senato è stata concepita a suo tempo da Calderoli & c. (con il concorso colposo dei collaboratori dell’allora presidente Ciampi) ufficialmente con l’intenzione di assicurare la massima rappresentatività, ma nei fatti per consegnare ai partiti fortemente radicati in alcuni territori (vedi la Lega al Nord) il potere di veto nei confronti degli avversari.

Tutto questo non funziona più (se ha mai funzionato) nel momento in cui il quadro bipolare si frantuma, come oggi, in tre, quattro o più frammenti (e oltretutto il partito territoriale per eccellenza, cioè la Lega, è scesa nei consensi verso il 10% in sede locale) . Non è accettabile, ad esempio, che una coalizione che non raggiunge il 30% possa beneficiare alla Camera quasi di un raddoppio dei seggi; ma è altrettanto inaccettabile che una coalizione che si è imposta, sia pure di misura, in entrambe le camere, non riesca a governare.

ORA CI SERVE IL DOPPIO TURNO: E “PERDA IL PEGGIORE”!

Prima delle prossime elezioni bisognerà dunque predisporre una nuova legge, che ricomponga le esigenze della governabilità con quelle della rappresentatività, riconducendo l’attuale frammentazione (frutto della creatività di noi italiani) ad un quadro compatibile con il funzionamento delle istituzioni. L’unica strada che intravedo (e che ritrovo anche nella proposta odierna (per altri aspetti discutibile) di D’Alema), è il doppio turno alla francese, in cui alla prima scadenza elettorale si vota chi si vuole che vinca, e alla seconda si cerca di tagliare fuori chi si vuole che perda.

In questo modo il popolo esercita fino in fondo, ma con maggiore responsabilità di adesso, il proprio diritto di scelta, e chi viene eletto gode di un mandato pieno a governare e può esercitarlo senza subire ricatti o scendere a mercanteggiamenti per lucrare un appoggio da parte di eventuali alleati. Con il ridimensionamento dei centristi uscito dalle urne non dovrebbe essere impossibile trovre in Parlamento una vasta convergenza su questo punto. Nella speranza di non trovarsi a dover scegliere, la prossima volta, fra Grillo e Berlusconi.

ORA CAMBIARE LA LEGGE: MA L’INGOVERNABILITA’ NON E’ COLPA DEL PORCELLUMultima modifica: 2013-02-28T18:11:00+01:00da sergiofrigo
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