DEPARDIEU E LE TASSE, UNA LEZIONE PER L’EUROPA (E LA SINISTRA)

Depardieu.jpgSe non avessi smesso da tempo di vedere i suoi film, comincerei ora il mio personale boicottaggio nei confronti di Gérard Depardieu, dopo che l’attore si è reso protagonista dell’imbarazzante fuga in Belgio per sfuggire al fisco francese, e dell’ancora più risibile restituzione sdegnata del passaporto a seguito delle polemiche suscitate dalla sua scelta assai poco patriottica.

Al tempo stesso, però, dovrei essere grato a Monsier Obelix per la dimostrazione plastica che egli sta dando Obelix.jpgdella necessità urgente di potenziare l’unità del continente, a onta di chi – come il governatore del Veneto Luca Zaia –  sostiene che l’Unione Europea andrebbe “tolta di mezzo”, in questo caso “perchè con troppi vincoli danneggia l’agrioltura”.

QUANDO I RICCHI PIANGONO (E FUGGONO)

Depardieu, dunque, è il capofila della “falange” di francesi ricchi (fra i primi c’è stato il magnate del lusso Bernard Arnault) che portano la loro residenza fittiziamente all’estero per sfuggire alla patrmoniale decisa da Hollande per riequilibrare i conti dello stato e redistribuire un po’ di ricchezza in favore dei ceti più poveri.

Hollande.jpgQuello della crescente disuguaglianza è uno dei problemi maggiori a cui deve far fronte l’Europa (e l’Italia) in questa fase storica, perchè la fonte principale del populismo: la crisi ha infatti avuto l’effetto di aumentare geometricamente le disparità sociali, perchè i ceti più ricchi trovano sistematicamente il modo di incrementare le loro ricchezze anche in tempi grami, come spiega sotto Tito Boeri. Una ricerca di Bankitalia ha rivelato, nei giorni scorsi, come negli ultimi sei anni di rilevazione (2004-2010) la percentuale di ricchezza detenuta dal 10% delle famiglie più ricche è cresciuta di 3 punti, passando dal 42.9 al 45.9%; ergo il 10% degli italiani possiede quasi la metà del patrimonio nazionale.

LA DISUGUAGLIANZA COME MOLLA DELLA RABBIA SOCIALE

Si tratta di una percentuale talmente elevata che non solo sottrae ulteriore potere d’acquisto alle classi più disagiate, ma potenzia la rabbia sociale nei confronti delle classi superiori e fa attecchire il germe della rinuncia, riducendo drasticamente gli stimoli a impegnarsi economicamente, visto che “ad arricchirsi sono comunque gli altri, già ricchi”.

Che cosa c’entra dunque in questo l’Europa? Semplice: l’attuale situazione depotenzia le politiche redistributive messe in atto dai governi (soprattutto di sinistra), perchè consente ai Depardieu & c di trasferirsi in un paese vicino (nella fattispecie una cittadina a ridosso del confine Francia-Belgio) e di eludere l’inasprimento fiscale. Bisogna dunque che almeno i paesi della Ue arrivino a concordare una maggiore omogeneità nei regimi fiscali, oltre a introdurre misure dissuasive nei confronti dei trasferimenti fittizi di beni e capitali. Tutte cose che può fare solo l’Europa. Alla faccia di chi vorrebbe “meno Europa” per consentire alle classi privilegiate di continuare a farsi i comodi loro.

UNA RICETTA EUROPEA CONTRO IL POPULISMO*

di Tito Boeri

I dati resi pubblici in questi giorni da Eurostat ci consegnano un quadro allarmante sui costi sociali della crisi nei paesi contagiati dalla crisi del debito: dal 2008 al 2011 la quota di persone a rischio di povertà  o esclusione sociale é aumentata di 3 punti percentuali in Grecia e in Italia, di 4 punti in Spagna e addirittura di 6 punti percentuali in Irlanda (…)

LA CRESCITA DEL DIVARIO SOCIALE

L’Europa potrebbe oggi giocare un ruolo importante anche nel contenimento delle disuguaglianze al di sopra della soglia di povertà. Sono aumentate negli ultimi 30 anni soprattutto per la forte crescita dei redditi dello 0,1 per cento più ricco della popolazione. Divari così forti in paesi in cui si crede che il reddito abbia una forte componente casuale, indipendente dalle abilità  individuali, possono alla lunga minare la coesione sociale. Lo 0,1 più ricco nei diversi paesi ha subito gli effetti della crisi, che inizialmente ha fortemente colpito proprio la loro ricchezza finanziaria, ma si sono rivelati in grado di guadagnare le posizioni perse molto rapidamente. E’ questo ciò che differenzia maggiormente la crisi attuale da quella del ’29. Allora, secondo la ricostruzione storica di Emmanuel Saez (si veda http://www.frdb.org), i redditi della parte più ricca della popolazione furono intaccati in modo permanente dalla recessione. Oggi le recessioni hanno solo effetti temporanei sui redditi dei più ricchi che, non appena l’economia riparte, rimbalzano al di sopra dei livelli pre-crisi, a differenza di quanto avviene per il resto della popolazione.

L’ARMONIZZAZIONE FISCALE NELLA UE E NELL’OCSE

Quando si tassano i redditi più alti c’è sempre il timore di perdere gettito per l’elusione fiscale e perchè molti ricchi possono portare i loro redditi altrove. Ad esempio, le star del calcio cambiano paese a seconda delle agevolazioni fiscali concesse nei vari Campionati. Ma se le aliquote sui redditi più alti venissero coordinate a livello europeo, e possibilmente armonizzate con quelle di altri paesi nell’area Ocse, questo arbitraggio fiscale non sarebbe più possibile. A favorire un accordo di questo tipo c’è il fatto che oggi sono proprio i paesi con aliquote più basse sui redditi più alti, ad averne maggiormente bisogno per aumentare il gettito di fronte alla crisi del debito pubblico. Il divario fra il top 0,1 per cento e i redditi medi è così alto negli Stati Uniti che se Obama riuscisse nell’intento di alzare l’aliquota marginale sopra il 40 per cento, riuscirebbe ad aumentare il gettito di circa 200 miliardi, quasi un punto e mezzo di pil. La base imponibile è più ampia negli Stati Uniti che da noi. In Italia per aumentare il gettito non c’è bisogno di aumentare le aliquote. Basterebbe rendere la tassazione dei redditi più inclusiva, portando almeno una parte dei redditi da capitale dentro l’Irpef. Ma ci stiamo muovendo in direzione opposta.

*da La Repubblica, 16/XII

DEPARDIEU E LE TASSE, UNA LEZIONE PER L’EUROPA (E LA SINISTRA)ultima modifica: 2012-12-17T16:53:00+01:00da sergiofrigo
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