DOPO LA GRANDE PAURA: NON BASTA LA MANUTENZIONE DEGLI ARGINI, ORA BISOGNA CAMBIARE LA FILOSOFIA E I COMPORTAMENTI VERSO IL TERRITORIO

BacchiglioneVi.jpgScongiurata per un pelo l’alluvione, e passata l’ennesima, grande paura, bisognerà pure che cominciamo a ragionare seriamente sul perché e sul che fare, e che attribuiamo (e magari anche ci accolliamo) colpe, responsabilità e impegni precisi.

Ci sono certamente, a monte, situazioni sulle quali abbiamo ben poche possibilità di intervenire efficacemente, e possiamo solo “testimoniare” comportamenti responsabili, nella speranza che maturi una maggiore consapevolezza globale: parlo dei mutamenti climatici, che stanno via via estremizzando gli eventi atmosferici.

 

GLI AMBITI IN CUI LA REGIONE DEVE FARE DI PIÙ

Ma ci sono poi delle scelte su cui possiamo incidere, o perché spettano direttamente a noi, nel nostro quotidiano, oppure perché competono alle persone (i politici) che noi scegliamo. Ed è qui – nelle politiche della nostra Regione e del nostro Paese – che voglio scendere nel dettaglio.

In varie occasioni negli ultimi due anni, dopo gli eventi del novembre 2010, il governatore Luca Zaia ha presentato con compiacimento lo stato di avanzamento dei lavori di ripristino delle opere danneggiate in quella alluvione, e alcuni piccoli intervento di contenimento per il futuro. ArginePaltana.jpgNon intendo “demolire” quanto fin qui realizzato, anche perché mi sono chiare le difficoltà economiche e burocratiche, né enfatizzare eccessivamente quello che non si è fatto, nella fattispecie i bacini di contenimento dell’acqua a cui si è riferito in questi giorni il sindaco di Vicenza.

I BACINI DI CONTENIMENTO (E STOCCAGGIO) DELL’ACQUA

Su questo mi limito a dire che avere a disposizione, sul territorio regionale, una serie di grandi bacini in cui “stivare” l’acqua – quando è in eccesso – o a cui attingere – quando manca a causa della siccità – mi sembra assolutamente strategico per un territorio come il nostro, e dei buoni politici avrebbero già dovuto dedicarci studi, approfondimenti e magari qualche progetto concreto.

Quella che è totalmente inadeguata però è, a mio parere, la filosofia prettamente “riparatoria” che sta dietro a questi interventi. Il quadro meteorologico di riferimento è talmente mutato, in questi anni, da rendere necessario un cambiamento radicale di strategia, che va a incidere inevitabilmente sul modello di sviluppo.

NON PIU’ UN NUOVO METRO DI ASFALTO SENZA UN NUOVO METRO DI VERDE

Non voglio impantanarmi in una discussione su sviluppo sostenibile o decrescita, ma semplicemente ricordare che le alluvioni sono figlie anche della cementificazione del territorio: i terreni agricoli assorbono l’acqua e la “restituiscono” in tempi lunghi, mentre i terreni asfaltati, i tetti, i piazzali la accumulano rapidamente e la incanalano verso torrenti e fiumi, che poi finiscono per esondare e allagare le città. Allora mi piacerebbe che la Regione, oltre a riparare gli argini devastati, approvasse una legge con questo unico articolo: “Non si asfalterà o cementificherà più nemmeno un metro quadro di terreno senza averne ripristinato un altro a verde”.

E questo vale non solo per i grandi lottizzatori, ma anche – banalmente – per i singoli cittadini, che trovano comodo asfaltarsi il parcheggio senza chiedersi quali effetti avrà, piuttosto che utilizzare magari materiali drenanti che consentono all’acqua di filtrare in profondità. Tutto questo significherà ridurre ulteriormente la già asfittica attività edilizia? Credo sia arrivato il momento di pagare anche questo conto, per evitare di pagarne di ben più salati in futuro.

TORNARE A OCCUPARSI DELLA MONTAGNA

Ma c’è anche dell’altro. Mario Rigoni Stern diceva che la montagna è la sentinella della campagna e della città: ebbene, bisogna anche cambiare il modo di rapportarsi ad essa. La montagna deve smettere di essere una semplice valvola di scarico passeggera delle tensioni accumulate in città, ma deve tornare al centro dell’attenzione pubblica, e quindi godere di interventi di manutenzione adeguati: non per manie ambientaliste, ma per banali considerazioni economiche, che dovremmo avere presenti sempre, e non solo quando contiamo i danni delle inondazioni.

UN ESEMPIO NEGATIVO: IL PARCHEGGIO A MARCESINA

E poi bisogna che cambi la mentalità con cui si va in montagna. Nei giorni scorsi, proprio sull’Altopiano di Rigoni Stern, nella Piana di Marcesina Marcesina2.jpg(foto M. Spadoni), sono iniziati i lavori per la realizzazione di un maxi parcheggio da 890 posti auto e camper, che interesserà un totale di 33.600 metri quadri di superficie. Capisco le ragioni del sindaco di Enego che nell’articolo allegato risponde alle critiche di Lega Ambiente, ma sono sempre più convinto che sia il presupposto sbagliato: l’Altopiano, a quota mille, fino ad anni recenti si è consegnato totalmente allo sviluppo turistico e all’edilizia, ma ha sempre salvaguardato – salvo qualche raro e contenuto insediamento sciistico – il gradino superiore, quello dei 1500 metri, limitando anche l’accesso alle auto. L’errore più madornale che potrebbero compiere gli amministratori altopianesi è mettere in discussione questa filosofia, all’inseguimento di un turismo sempre più distruttivo e irresponsabile. Marcesina, e tutta la quota 1500, deve rimanere integra e disabitata, sia per ragioni ambientali, sia perché costituisce la riserva naturale e identitaria di un altopiano altrimenti ridotto a mera appendice delle periferie cittadine. ?refresh_ce

BASTA MACCHINE IN MONTAGNA

Nessuno vieta che ci vadano le persone, ma non è affatto scontato che debbano andarci in macchina, con tutte le conseguenze che questo comporta (asfaltature, rumore, inquinamento); in Trentino Alto Adige hanno trovato soluzioni intermedie che coniugano bene la salvaguardia dell’ambiente e degli interessi locali: in macchina – salvo per certi orari limitati o precise ragioni professionali – si va fino al livello dei centri abitati, poi ci sono cabinovie o bus navetta che portano i turisti in quota. Così di fa lavorare anche la gente del posto.

Ma ci saranno ancora degli innamorati che in una notte d’inverno si faranno trasportare su una slitta trainata da un generoso cavallo per la piana di Marcesina imbevuta di luce lunare? Se non ci fossero, come sarebbe triste il mondo…

(Mario Rigoni Stern – Albergo Marcesina)

DOPO LA GRANDE PAURA: NON BASTA LA MANUTENZIONE DEGLI ARGINI, ORA BISOGNA CAMBIARE LA FILOSOFIA E I COMPORTAMENTI VERSO IL TERRITORIOultima modifica: 2012-11-12T13:37:58+01:00da sergiofrigo
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