Perché uno che fino a ieri sera di Diamanti conosceva solo Ilvo, che ridacchiava di cognomi come Buffon e Pirlo, uno che il calcio “puah!” e una squadra di giovanotti milionari antipatici e narcisisti pure… insomma perché uno come me (che di nazionalismo neanche l’ombra…) ieri sera dopo la partita (e la vittoria della Ferrari, o di Alonso) se ne tornava a casa beotamente felice?
So che per rispondere a queste domande nel passato fiori di scrittori e filosofi e poeti (da Soriano a Pasolini, ma persino Leopardi, e Saba, e Hornby) hanno scritto pagine memorabili. Io me la caverò con qualche bella citazione e qualche considerazione per così dire di contorno: ci sono momenti in cui tutti noi abbiamo bisogno di un po’ di evasione, e lo sport ce la assicura grazie alla sua capacità di assorbirci e distrarci dalla realtà attraverso un conflitto mimato; e poi in quanto animali sociali abbiamo bisogno di condivisione, cioè di sentirci parte di una comunità, sia pure posticcia e imperfetta come una tifoseria. Ma poi soprattutto abbiamo bisogno di gesti plastici che alludano alla perfezione, seppure contenuta e limitata in un momento, e dunque immediatamente percepibile (e una bella azione di calcio, un bel gol, lo sono, come il lungo sofferto sorpasso di Alonso su Schumacher, come a suo tempo le porte dello slalom infilate con maestria da Alberto Tomba o lo scatto di Pantani); e pazienza se gli autori del gesto sanno fare solo quello, e per il resto sono dei mezzi scemi, dei presuntuosi, dei disonesti sportivamente parlando: siamo loro grati per quei momenti irripetibili che sanno creare.
E poi, vogliamo dirlo? Lasciatemi esultare, per una volta che vinciamo con la fatica e l’impegno, piuttosto che con la furbizia, e sotto la guida di una persona seria e sobria, come Prandelli, un professionista esemplare che però, quando è stato necessario, ha saputo mollare tutto per stare vicino a chi amava e aveva bisogno di lui.
Ma ecco cosa hanno detto alcuni grandi pro (o contro) il calcio
“Tutto quello che so della vita, l’ho imparato dal calcio” (Albert Camus)
“Il calcio è una metafora della vita” (Jean-Paul Sartre)
“La vita è una metafora del calcio” (Sergio Givone)
“Sogno che un giorno nessuno farà più gol in tutto il mondo” (Eugenio Montale)
“Per quanto i tecnocrati lo programmino perfino nei minimi dettagli, per quanto i potenti lo manipolino, il calcio continua a voler essere l’arte dell’imprevisto” (Eduardo Galeano)
“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro” (Pier Paolo Pasolini)
“Per le anime meno fortunate, il calcio può essere il solo contatto con l’estetica” (Peter Handke)
5 risposte a PERCHÉ DISPREZZIAMO I CALCIATORI MA CI PIACE IL CALCIO?