IL DRAMMA DEL GIAPPONE E I COSTI DEL NOSTRO MODELLO DI SVILUPPO

Terremoto.jpegIl dramma che sta vivendo il Giappone rivela una volta di più la fragilità e la presunzione dell’uomo di fronte alla natura. È come se gli elementi naturali dicessero, in questo caso al “primo della classe” – perché questo sono i giapponesi in tema di prevenzione antisismica – “guarda che stai svolgendo brillantemente il tuo compito, ma sei drasticamente fuori tema”.

Mi spiego: l’impressione è che il modo di vivere, di costruire le nostre città, di procurarci l’energia necessaria, che si è imposto in tutto il mondo da Oriente a Occidente, invece che preservarci, alle volte ci esponga maggiormente agli effetti delle catastrofi. È un paradosso, ovviamente, ma se vivessimo in tende o leggeri ripari di legno, se evitassimo i luoghi sismici e gli altri habitat pericolosi, se invece che aggregarci in metropoli ci sparpaglisssimo in piccoli nuclei dispersi su tutto il territorio, se ci spostassimo con lentezza e con mezzi leggeri, invece che con macchine pesantissime e voracissime… probabilmente il Giappone non ci sarebbe nemmeno, ma gli effetti di un terremoto e di uno tsunami, dell’inquinamento e del riscaldamento climatico, in termini di perdita di vite umane, sarebbero meno gravi.

Forse dovremmo essere giunco che si piega sotto gli elementi, e poi si raddrizza, e invece vogliamo essere querce, anche se abbiamo poche radici, e ci schiantano fragorosamente sotto i colpi di vento.  

“SOGGIOGATE LA TERRA…”

Ovviamente é tutta la storia dell’umanità, e la natura profonda dell’uomo, che hanno concorso ad elaborare questo modello di vita: l’uomo cerca riparo, comodità, radicamento, affermazione individuale, supera i limiti e abbatte i confini, vuole soggiogare la terra sulla scorta del comando divino che però è anche una maledizione, e rifiuta l’idea stessa di adattarsi alle condizioni date. E al suo presunto dominio vuole attribuire forme concrete, stabili, monumentali: solo nei romanzi di fantascienza immagina, a volte, civiltà più evolute, che vivono nell’austerità materiale ma hanno sviluppato enormemente le facoltà del pensiero, l’empatia vicendevole e la vita comunitaria; ma la maggior parte delle volte le descrive per stigmatizzarle.

È evidente, dunque, che la maggior parte degli uomini vuole vivere in questo modo, perché ne ricava vantaggi immediati e diretti: non ultimo il fatto che proprio grazie agli avanzamenti della tecnologia il Giappone presenta oggi un conto delle perdite infinitamente più basso di Haiti, dove un terremoto di minore intensità ha provocato una catastrofe di gran lunga maggiore. Il fatto è però che accettando la sfida di “soggiogare la terra” l’uomo implicitamente ne accetta anche i costi e sacrifici, solo che non ne è cosciente, e se ne rende conto solo quando la natura presenta il suo salatissimo conto: allora si strappa i capelli, protesta, si indigna, cerca un responsabile qualsiasi su cui scaricare le proprie colpe. Magari ha costruito abusivamente la propria casa sul greto di un fiume, e ha votato per chi gliel’ha condonata, ma quando la piena gliela porta via se la prende con tutti meno che con se stesso…

IN GIAPPONE DOLORE, RESPONSABILITA’ E DECORO

Certo, i giapponesi in questo sembrano molto più attrezzati e responsabili, ed oggi appaiono capaci (in misura quasi disumata, ha osservato qualcuno) di vivere fino in fondo la disperazione di questi giorni con consapevolezza, compostezza e decoro. Complimenti!

Pensate, le nostre amiche del Coro Yuh di Nishinomiya che abbiamo ospitato lo scorso anno a Padova ci mandano a dire di non preoccuparci per loro! Vorrei esprimere a tutte la nostra solidarietà e amicizia, proponendo un loro omaggio alla musica italiana.

 

 

IL DRAMMA DEL GIAPPONE E I COSTI DEL NOSTRO MODELLO DI SVILUPPOultima modifica: 2011-03-12T12:27:00+01:00da sergiofrigo
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