GIORGIO SAVIANE DIECI ANNI DOPO, IL GRANDE DIMENTICATO: IL TRASGRESSIVO RICORDO DELLA VEDOVA

Oggi è il decimo anniversario della morte dello scrittore di Castelfranco Giorgio Saviane (quello di “Mare verticale” ed “Eutanasia di un amore”, daSaviane.jpg cui fu tratto un film di Enrico Maria Salerno con Tony Musante e Ornella Muti), Eutanasia.jpeg ma nel Veneto che enfatizza la sua storia e i suoi grandi personaggi del passato, non se n’è ricordato nessuno, almeno a livello pubblico. Anche nella sua Castelfranco nessuna celebrazione, neppure la posa di una piccola lapide nella sua Piazzetta vicino alla statua del Giorgione, proposta al Comune da qualche amico di famiglia. E così Saviane continuerà ad essere ricordato solo nella sua seconda patria, Firenze, da un torneo di golf, sport che lui amava, e da un giaggiolo selezionato nel concorso annuale organizzato in sua memoria dal Giardino dell’Iris.

 

 

 

 

LA MOGLIE: “QUANTE DONNE AVEVA!”
saviane2.jpgPer il Gazzettino nei giorni scorsi ho intervistato la vedova dello scrittore castellano, Alessandra Del Campana, che nonostante sia ancora giovane (aveva 33 anni meno di lui) non si è mai rifatta una vita, perché, dice, «nessun uomo regge al confronto con Giorgio»; solo che l’intervista, nata sull’onda della recriminazione per l’oblio calato su di lui (“la nuova amministrazione di Castelfranco lo scambiava per il cugino Sergio”), si è via trasformata in un’allegra e persino trasgressiva rievocazione dello scomparso: perché Giorgio Saviane, scrittore caratterizzato da una sofferta introspezione spirituale, era anche «uomo dalla personalità debordante, pazzoide, geniale, e pure un gran donnaiolo – lo ricorda Alessandra – Ho solo la soddisfazione di essere stata la sua ultima donna».
Sicura – sicura?
Beh si, ma perché gli stavo sempre addosso, anche se qualche sbirciatina la dava lo stesso. Pensi che negli ultimi tempi – siamo stati insieme 27 anni – mi diceva: non è che stai invecchiando un po’ troppo e che dovrò trovarmene una più giovane? Forse si divertiva a scandalizzarmi, ma aveva il chiodo fisso delle donne, tanto presenti nei suoi libri, e soprattutto del sesso».

LA RELIGIOSITA’ E IL SESSO
E la religiosità che traspare dai suoi romanzi?
«Guardi, io all’epoca ci capivo poco, ma ora, man mano che invecchio, apprezzo sempre di più la bellezza dei suoi libri, la loro complessità. Ma nella vita normale gli piaceva piuttosto divertirsi, vivevamo perennemente sopra le righe, grandi alberghi e belle macchine. Era un apprezzato avvocato civilista, ma dal ’73, con “Il mare verticale”, e soprattutto con “Eutanasia di un amore” , che ha venduto più di un milione di copie, aveva cominciato a guadagnare bene anche come scrittore».
Quando vi siete messi insieme?
«Io avevo 23 anni, e lui 56, ma mi sembrava Matusalemme, il Ba Bau. Ero la sua segretaria, e mi faceva una corte spietata, ma io non ne volevo sapere: oltretutto aveva già tante donne, una convivente, una figlia con la moglie precedente… Ma ci sapeva fare, era un gattone, riuscì ad affascinarmi: accadde a Mogliano, mi ricordo…»

IL MATRIMONIO SEGRETO: “CI DAVAMO DEL LEI”
E poi vi sposaste?
«Eh, ma molto tempo dopo! Come le ho detto, viveva con questa donna, che era anche malata e si presentava come sua moglie anche se non lo era: “è un caso umano – mi diceva lui – non posso mica mandarla via”. E quando si decise a sposarmi non si trovava un prete disponibile, proprio a causa di questa sua situazione irregolare. Finalmente conobbe il cardinal Piovanelli e riuscì a convincerlo. Ma la vigilia delle nozze si scoprì che, nonostante avesse una madre religiosissima, non era stato neppure cresimato, e così lo stesso giorno del matrimonio, celebrato in gran segreto, ricevette anche la Cresima».
In segreto perché?
«Sempre a causa di quella donna: lui mi fece giurare che non avrei fatto parola con nessuno, anche se lo sapevano tutti che stavamo insieme, e per rendere la cosa più credibile continuammo a darci del lei. E poi abbiamo continuato così anche quando, dopo un anno e mezzo, lei è morta e io sono entrata ufficialmente a casa sua».

I RAPPORTI COL VENETO E LE LITI COL CUGINO SERGIO
Che rapporti aveva Saviane con il Veneto?
«Era il suo grande amore, gli piaceva tornare, e mi portava con sé, a incontrare i suoi vecchi amici».
Anche il cugino Sergio, il giornalista?
«Capitava, ma quando si incontravano litigavano sempre, furiosamente e su tutto. Due caratterini! Sergio era geloso del fatto che Giorgio fosse un romanziere, e Giorgio, che aveva qualche anno più di lui e in gioventù gli aveva dato lezioni di latino, non mancava occasione di ricordargli che non capiva niente. Una volta litigarono così tanto che pensavo che si picchiassero».
Lei come collaborava con lui?
«Beh, dattilografia a parte, mi usava come cavia: “se non capisci questo passaggio tu che hai un cervello medio, non lo capirebbero nemmeno i lettori”, mi diceva, e riscriveva. Però scelsi io il nome della protagonista femminile di Eutanasia, Sena, e poi rimaneggiai un suo romanzo del ’37 ancora inedito».

UN ROMANZO INEDITO
Come “rimaneggiò”?
«Il testo era molto lungo, parlava di un condannato a morte innocente e della battaglia del suo avvocato per salvarlo: un giorno gli ritornò fra le mani, cominciò a rileggerlo e mi disse di pubblicarlo postumo, autorizzandomi a ridurlo qua e là: cosa che io feci e lui apprezzò».
E adesso?
«L’ho proposto a un paio di editori, ma l’hanno rifiutato. Spero che qualcuno si faccia avanti».

 

GIORGIO SAVIANE DIECI ANNI DOPO, IL GRANDE DIMENTICATO: IL TRASGRESSIVO RICORDO DELLA VEDOVAultima modifica: 2010-12-18T10:29:59+01:00da sergiofrigo
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