MONSIGNOR NERVO TRA FEDE E IMPEGNO SOCIALE: i Papi che ho conosciuto, gli scandali nella Chiesa, il Nordest

 

Nervo1.jpgMonsignor Giovanni Nervo, 91 anni (fondatore nel 1971 e primo presidente della Caritas italiana, nonché fondatore e ora presidente onorario della Fondazione Zancan, un centro di studio, ricerca e sperimentazione nel settore delle politiche sociali), festeggerà il prossimo anno i suoi 70 anni di sacerdozio.

Negli ultimi mesi le edizioni del Messaggero hanno incrementato la sua già ricca bibliografia con la serie di volumetti (otto) della collana “Per una formazione sociale e politica”, che ben riflettono l’impegno costante, acuto e appassionato di questo sacerdote per i temi sociali, e in particolare per i poveri. I primi due volumetti si intitolano “Giustizia e pace si baceranno”, sottotitolo rispettivamente “Educare alla giustizia” e “Educare alla pace”. Sono seguiti quindi “La solidarietà”, “Il fenomeno della povertà”, “Stato liberale o stato sociale?”, “Terzo sistema o terzo settore”, “Famiglia e politica”, “Formazione politica”.

A parte è appena uscito “La carità, cuore della chiesa” (€ 11), una riflessione sul comandamento dell’amore a partire dal Vangelo e dall’eucaristica, alla luce dei recenti orientamenti pastorali e nel confronto con le nuove povertà. È la prima di sei monografie come sussidio alla formazione socio-pastorale. Emanuela_Zancan.jpg

Giovanni Nervo è persona dolcissima e serena, ma sottilmente ironica, capace di sciogliere i nodi più aggrovigliati della discussione e di stemperare i confronti più accesi con un aneddoto, o una frase illuminante. Alla sua scuola si sono formati migliaia di operatori sociali, di volontari, di pubblici amministratori.
Lo abbiamo incontrato di recente a Malosco, in Val di Non, dove passa l’estate a seguire i seminari di ricerca (una ventina ogni estate) della Fondazione Zancan, presso il suo Centro Studi. Ecco l’intervista.

 

 

 

 

 

“E DELLA CARITA’ GIOVANNI PAOLO II MI DISSE…“

Monsignore, da dove viene il titolo di questo libro “La carità, cuore della Chiesa”?

«Le racconto la storia: ero responsabile della Caritas Italiana, e fummo ricevuti per la prima volta in udienza da Papa Giovanni Paolo II. Lui abbracciava i malati e i bambini, ma con noi adulti sembrava quasi distratto. Io ci rimasi un po’ male, ma dopo pochi passi ritornò indietro, mi guardò e mi disse: “La carità è il cuore della Chiesa. Senza carità la Chiesa non è la Chiesa di Gesù Cristo”. Ecco il titolo del libro».

Ma oggi cos’è la carità?

«Il concetto viene indubbiamente travisato. Se lei cerca nel Dizionario Biblico non trova questa parola; in compenso però c’è Agape, amore.Come diceva Paolo VI essa è stimolo e completamento della giustizia, attraverso le opere. Invece oggi c’è la tendenza a travisarla nel concetto di elemosina, ma non è così. Ricordo una volta che feci la sua stessa domanda a dei giovanissimi seminaristi di Cava dei Tirreni, e uno di loro invece di rispondermi stese la mano, come per chiedere l’elemosina. “Bene – gli dissi – ma adesso traducimi deus caritas est. Il ragazzo sorrise e comprese subito l’equivoco in cui era caduto. Per la Chiesa poi la carità ha anche una funzione pedagogica: significa ribadire che ognuno di noi deve farsi carico dei bisogni degli altri».

Ma è una lezione ancora attuale in una società sempre più indifferente?Malosco.jpg

«Nella società – e dunque anche nella comunità cristiana – c’è sempre più la tendenza a delegare, a non farsi carico della situazione degli altri in prima persona. Ma mi sembra di poter dire che la Chiesa fa la sua parte, dal Terzo Mondo all’Abruzzo, anche se i media non danno risalto a queste cose».

LA CHIESA E GLI SCANDALI: “È LA PROVVIDENZA”

A volte si ha l’impressione che ci siano due Chiese: quella che cerca gli accordi coi potenti, e quella che aiuta i poveri…

«Bisogna tener conto che la Chiesa è anche un’istituzione calata nel tempo, e a volerla così è stato lo stesso Gesù, che ha scelto dodici apostoli, ha messo a capo Pietro e ha affidato un compito: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutte le creature”. Però la Chiesa è anche e soprattutto mistero, ed è questa la sua anima, che si manifesta nella vita concreta della comunità e delle persone. Se i suoi comportamenti diventano devianti, poi ci pensa il Signore a purificarla, con qualche batosta come quelle che vediamo capitarle in questo periodo».

Vede una manifestazione della Provvidenza anche negli scandali pedofili?

“Si, certo. E mi pare che la risposta della Chiesa, dopo qualche incertezza di cui si è fatto ammenda, sia ora forte e chiara, una piena assunzione di responsabilità nei confronti delle vittime e di condanna dei colpevoli».

Non trova che la Chiesa ultimamente appaia piuttosto indebolita?

«Guardi, quando sono stato ordinato sacerdote io, nel 1941, eravamo in 27 preti novelli. Nell’ultima ordinazione in diocesi, qualche settimana fa, erano una decina, ed erano tanti. Ma mai come ora nella vita della Chiesa c’è la disponibilità a riconoscere le vocazioni specifiche dei laici: noi sacerdoti dovremmo limitarci a fare ciò che non possono fare i laici, imparando a condividere le responsabilità e dovremmo liberarci dalla tentazione del potere».

void(0)_2.jpegI RAPPORTI COI VERTICI DELLA CHIESA

Nella sua lunga vita sacerdotale è mai stato toccato da dubbi e ripensamenti?

«Ringraziando Iddio no. Ho sempre avvertito la gioia di servire Dio e la Chiesa, anche nelle situazioni più difficili, e la fortuna di poterlo fare in situazioni sempre diverse e stimolanti, e con molta libertà. Per questo sono riconoscente al vescovo Agostini, che mi ordinò nel 1941, il quale nell’ultimo giorno degli esercizi spirituali prima dell’ordinazione mi disse: “Fai il tuo dovere secondo coscienza davanti a Dio e non aspettarti niente dal tuo vescovo”. Una frase molto spartana, ma che mi ha assicurato proprio la libertà di cui le parlavo. Ho potuto affrontare tante situazioni nuove che mi si preparavano davanti senza bisogno di cercare troppe coperture dai superiori, salvo ovviamente quando la mia azione avrebbe impegnato anche loro».

Qualche esempio?

«Dopo l’8 settembre 1943 io ero vicerettore in Collegio Barbarigo a Padova e la domenica andavo a celebrare la Messa ai Colli Alti nel massiccio del Grappa: e mi trovai così a fare da staffetta fra il gruppo di resistenza di Vico Todesco che si era formato sul Monte Grappa e il gruppo di resistenza del cugino Mario Todesco che si era formato a Padova».

Mai avuto tirate d’orecchie dai superiori per questo suo atteggiamento così libero?

«No, anche perchè sono sempre stato leale con loro. Il cardinal Ruini, presidente della Cei, mi disse una volta “noi abbiamo idee diverse…”, ma anche dopo l’esperienza della Caritas per cinque anni mi fece collaborare con lui».

Lei ha conosciuto anche Paolo VI…

«Gli fui presentato a un’udienza della Caritas: mi strinse le mani con tanto affetto e mi disse: “Continuate, andate avanti, senza indietreggiare ma senza premere troppo”. Ne fui sorpreso, anzi me ne lamentai col Segretario Generale della Cei Mons. Bartoletti: “Se avete qualcosa da ridire sulla mia attività, ditemelo direttamente, non fatemelo dire dal Papa”. Ma qualche tempo dopo compresi il significato di quelle parole: eravamo a una cena in Friuli, dopo il terremoto, c’erano prelati importanti e io ascoltavo in silenzio. A un certo punto il vescovo Mons. Battisti mi chiese perchè non parlavo. Intervenne allora il card. Poma, che commentò: “Tace, ma fa. L’ho detto anche a Paolo VI, quando mi ha chiesto chi avevamo messo alla guida della Caritas: Monsignor Nervo, gli risposi. E lui: Ma si muove, si dà da fare? Si, si, Santo Padre, anche troppo…»

Monsignore, cos’è per lei il Nordest?

«Una grande Regione, ricca di risorse economiche, culturali e spirituali, ma che corre due rischi: di perdere nel benessere molti valori spirituali e di dimenticare il suo passato. Il giornalista Gian Antonio Stella nel suo libro sugli immigrati, al titolo “L’orda” ha messo un sottotitolo: “Quando gli albanesi eravamo noi”».

 

 (Nelle foto: Mons. Nervo. Emanuela Zanzan a cui è intitolata la Fondazione fondata dal sacerdote, il sottoscritto con lui ad un dibattito, e la sede di Malosco del centro studi)

MONSIGNOR NERVO TRA FEDE E IMPEGNO SOCIALE: i Papi che ho conosciuto, gli scandali nella Chiesa, il Nordestultima modifica: 2010-08-09T02:34:00+02:00da sergiofrigo
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